Un busto in marmo all’interno della Chiesa di San Lorenzo e una lapide al numero 3 di via Inzaghi parlano di Pellegrino Stagni, sacerdote budriese protagonista di numerose esperienze in Italia e all’estero. Generale dei Servi di Maria, Arcivescovo dell’Aquila, Delegato Apostolico del Canada, Parroco a Londra, Monsignor Stagni si è immerso con passione in tutte le sue missioni, mantenendo ben salda la fede.
Conclusa la IIª Guerra Mondiale, una delle azioni che ha contraddistinto la rinascita budriese si è manifestata nella collocazione – il 23 settembre 1945 – della lapide sulla facciata della casa natale di Pellegrino Stagni: la speranza nel futuro si è tradotta nella ricerca di vicende umane a cui ispirarsi e da cui trarre la forza per superare i drammi quotidiani.
LA RINASCITA NEL NOME DI PELLEGRINO
La IIª Guerra Mondiale si è conclusa da poco e Budrio ne porta ancora le drammatiche cicatrici. Siamo nell’estate del 1945, quando i rappresentanti del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) – tra cui il Presidente Dino Arnofoli – stanno cercando di guidare la comunità budriese verso la rinascita, che passerà anche attraverso la decisione di porre una lapide sulla facciata della casa natale – oggi in via Inzaghi n.3 – di Pellegrino Stagni. L’arcivescovo, nato a Budrio nel 1859, viene scelto come esempio di bontà, di fede e della ferma volontà di pacificazione tra gli uomini. La lapide è collocata in occasione del 28° anniversario dalla morte (avvenuta il 23 settembre 1918) di Monsignor Stagni, che torna ad essere un nome di attualità in un momento tragico, ma pieno di speranza. La quotidianità impone numerose priorità, non limitando però l’attenzione verso il futuro, strettamente legato al recupero del passato e alla scelta di valorizzare le vicende umane di alcune persone, in grado di diventare importanti fonti d’ispirazione e fari della rinascita.
LA FEDE
Pellegrino nasce a Budrio il 2 aprile 1859. Stagni frequenta le scuole budriesi, trovando ben presto un punto di riferimento nella Parrocchia di San Lorenzo. La fede diventa sempre più forte e nel 1874 il quindicenne entra nel Seminario dei Servi di Maria sul Monte Senario (provincia di Firenze). L’anno seguente emette la professione dei voti semplici e il 13 settembre 1878 – a Firenze – è il momento di quelli solenni. Trascorrono appena quattro mesi e Pellegrino viene inviato nel Convento Servita di Londra. In Italia è ancora in vigore la legge, che prevede la soppressione degli ordini religiosi e delle corporazioni: le possibilità in patria sono davvero minime e quindi molti giovani Servi di Maria vengono mandati all’estero, per cercare di diffondere la religione cristiana.
Il 24 settembre 1881 Stagni diventa Sacerdote, ricevendo – l’anno successivo – anche l’incarico di Sottomaestro dei Novizi. La permanenza a Londra è interrotta dalla chiamata a Roma, che coincide con un biennio di perfezionamento negli studi. Pellegrino frequenta quotidianamente le lezioni della Pontificia Università Urbaniana, ottenendo il Dottorato in Teologia nel 1885. Conclusi gli studi, il sacerdote budriese è nuovamente inviato a Londra: l’incarico di Maestro dei Novizi e dei Giovani Professi e quello di Professore di Filosofia riempiono le giornate di padre Stagni, che si pone al centro di un’intera comunità di fedeli. Accanto all’impegno a diretto contatto con le persone, Pellegrino coltiva anche l’interesse per la cultura: le letture interminabili lo accompagnano quotidianamente. Nel 1886 riceve il grado di Maestro di Teologia e nel 1887 si mette alla prova, traducendo dal francese all’italiano la Vita dei Sette Santi Fondatori scritta da P. Soulier.
L’AQUILA, IL CANADA E MOLTE ALTRE ESPERIENZE
L’8 ottobre 1890 arriva la nomina come Parroco di Santa Maria di Londra: si apre un nuovo capitolo della vita del budriese, che decide di occuparsi in prima persona dei parrocchiani, delle conversioni, dell’istruzione scolastica e degli ospedali presenti nell’ambito della sua Parrocchia. La collaborazione con il Cardinale londinese Manning diventa sempre più stretta e porta al profondo restauro della parte esterna della Chiesa di Santa Maria. La vivacità di Pellegrino non passa inosservata e, il 9 settembre 1893, Papa Leone XIII gli affida la Cattedra di Metafisica nella Scuola del Pontificio Collegio Urbaniano di Roma. Le sue lezioni sono molto apprezzate dagli allievi, che trovano in Stagni un vero maestro, pronto a valorizzare le loro qualità, aiutandoli a scoprirle. Pellegrino cura alcune pubblicazioni teologiche, dedicandosi allo studio. Il budriese è molto stimato per il suo profondo senso pratico, che gli permette di ricoprire l’ufficio di Procuratore Generale dell’Ordine dei Servi di Maria – per cui è impegnato anche nella preparazione del nuovo testo delle Costituzioni – dal 1895 al 1901.
Nel 1897 Stagni visita i Conventi degli Stati Uniti d’America, instaurando ottimi rapporti e riportando a Roma delle relazioni dettagliate. Gli incarichi non si fanno attendere e culminano, nel 1901, con l’elezione a Generale dell’Ordine dei Servi di Maria: in questo ruolo di grande responsabilità, Pellegrino mette in pratica tutte esperienze vissute negli anni trascorsi come parroco. Nel 1908 diventa Arcivescovo dell’Aquila, dove ritrova il rapporto diretto con i fedeli, centrale nell’esistenza del budriese, che il 31 ottobre 1910 viene nominato Delegato Apostolico in Canada. Il nuovo incarico porta l’Arcivescovo lontano dall’Italia e dall’Aquila, dove ritorna periodicamente, mantenendo un legame molto stretto, che si manifesterà a pieno nel corso del tragico terremoto del 1915, che vedrà Stagni impegnato in prima persona tra le macerie. In Canada si consolida una forte comunità servita. Purtroppo l’operato di Pellegrino si deve bruscamente interrompere a causa della sua malattia, che lo riporta a Roma, dove morirà il 23 settembre 1918.
Durante tutta la vita, il sacerdote non ha mai dimenticato Budrio, che lo ha visto tornare con grande frequenza. Proprio il paese natale sceglie di onorarlo, l’11 maggio 1924, ponendo un busto marmoreo all’interno della Chiesa di San Lorenzo, dove Stagni era stato battezzato nel 1859. L’opera, realizzata dallo scultore budriese Arturo Orsoni, mantiene viva la memoria di Pellegrino, che ancora oggi sembra osservare ciò che accade a Budrio.
Leonardo Arrighi
In tutto il servizio su Stagni non c’è il minimo accenno al fatto che era ‘frate’, anzi la parola ‘frate’ sembra bandita .. è stato definito ‘giovane, servo di Maria, servita, sacerdote, generale, padre, delegato apostolico, arcivescovo .. STAGNI ERA PRIMA DI TUTTO UN FRATE .. ve la raccontano in modo clericale da almeno cento anni, e non vado indietro di altri cinquecento per ritegno, ma tutti coloro che appartenevano all’Ordine dei Servi di Maria a Budrio erano FRATI .. E QUELLI CHE CI SONO ANCORA SONO INNANZITUTTO FRATI, anche se a qualcuno piaceva e piace farsi chiamare ‘arciprete’ ..
ma scusi fra Benito, ma dire che uno è servita non vuol dire dargli del frate?
Se fosse stato un francescano, chiamarlo francescano non avrebbe significato dargli del frate?
Non capisco sinceramente dove vuole arrivare?!
Invece di ringraziare che ci sia qualcuno che rinverdisca la grandezza umana di un suo confratello del passato, che senso ha rimproverare per i motivi che ha detto?
Ma davvero non ha altro da fare? Non vorrei che fosse un rigurgito di rabbia per come sono andate le elezioni: sarebbe davvero molto triste.
“..Udrete, sì, ma non comprenderete, guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore ..” Isaia 6,9-10
parole dette per se stesso. Io quando ho letto servita ho capito che si parlava di un frate, ho udito e compreso, qualcun altro no.
Reverendo Padre Benito dovrebbe sapere che non si sta in Chiesa a dispetto dei Santi! Se la Chiesa le va stretta e non le piace perchè non esce e la smette una buona volta?
Non è buona educazione sputare nel piatto dove si è mangiato e si continua a mangiare……..
Mediti un po’…………
.. meno male che Budrio Next chiuderà, se no qualcuno mi brucerà in piazza Filopanti .. e per fortuna, come si legge in calce, i commenti vengono sottoposti a moderazione dalla Redazione, non oso pensare come erano i testi originali .. ..!
.. comunque, addio, e grazie delle precedenti ospitalità ..
Caro Fra Benito e’ per me un dispiacere leggere quanto sopra, e’ a mio avviso darla vinta a chi scrive certe amenità. Per molti commentatori,forse perché protetti dall’anonimato, e’ un vero piacere sproloquiare. Per altri invece, anche se di opinioni diverse, e’ un modo per confrontarsi e perché no passare il tempo. In merito alla moderazione di BN lascio la parola agli editori, forse alle volte di manica larga!
Buona vita Fra Benito.
fra Benito, citi quali sarebbero le offese contenute nei messaggi precedenti! Sono state usate da tutti parole di uso corrente e nei limiti della decenza!
Bruno, cito testualmente dal tuo messaggio “Per molti commentatori,forse perché protetti dall’anonimato, e’ un vero piacere sproloquiare”. Ma come, da uno che si fa chiamare Bruno, pertanto irriconoscibile, viene una ramanzina simile, ma proprio non esiste vergogna!
Io non mi sono mai nascosto, ho sempre scritto le cose che ho scritto con nome e cognome, ben riconoscibile.
Certe volte prima di inviare bisogna rileggere con attenzione, sennò si rischia di pestare boazze (si può scrivere boazze fra Benito o non va bene?).
Intanto Sig. Carlo le dico che comunque i nomi e cognomi riportati potrebbero essere di fantasia, il mondo social ne è pieno!! Non le risulta?? Bravo se il suo è reale ma purtroppo potrebbe non esserlo! Quindi ribadisco l’ anonimato, alle volte, consente ad alcuni di dire cose che di visus non vengono dette!!
P. S. Non mi faccio chiamare, mi chiamo Bruno. Occhio alle “boazze”.
Errata corrige no Carlo ma Andrea Bonfiglioli.
Con l’ occasione faccio presente a Bonfiglioli di leggere e riportare integralmente il mio testo prima di trarre conclusioni! Per molti non significa per tutti! Se prosegue nella lettura del mio testo capirà. Trattasi anche in questo caso di commentatori pseudo anonimi ma pur sempre corretti!
Attenzione agli escrementi!!!
la citazione del tuo discorso è perfetta, non ha difetti, esprime un concetto che si addice a chi lo ha scritto dato il nome che usa.
Sig. Bonfiglioli la Sua domanda rivolta a Padre Benito: “Ma davvero non ha altro da fare?” ha trovato la risposta ieri: SI non ha altro da fare. Ieri Domenica, Pasqua della settimana il reverendo alle ore 11.51 non aveva altro da fare che giocare con la tastiera. Bei tempi quelli in cui i frati……
Tranquillizzo anche Padre Benito. I miei post non hanno mai subito alcuna censura e sono stati sempre pubblicati in versione integrale.
Budrio next chiude, auguro a Lei Padre Benito ogni bene (mi creda sono sincero) mi piacerebbe solo che fosse un po’ più Frate ed un po’ meno politico. Ad maiora
Una semplice, legittima osservazione ha sollevato commenti molto discutibili.
Ce ne fossero dei ‘Frate Benito’.
Ho letto attacchi e inviti ( faccia il suo mestiere, non sputi nel piatto in cui mangia) che denotano scarsa conoscenza delle attività di Benito Fusco.
Intervenire nella vita politica della comunità in cui si opera, visto che a questo vi siete riferiti, non significa non attendere alla propria responsabilità pastorale. Cosa che Fra Benito ha svolto benissimo a Budrio.
Come molte, moltissime persone, soprattutto fra la popolazione più giovane, sono dispiaciuta che Benito abbia scelto di tornare in seno alla sua comunità di Ronzano ma sono anche felice che sia in un luogo dove potrà continuare a fare del bene, a stare vicino ai più poveri, ai diseredati e agli ultimi. Perché lo sa fare benissimo.
I giudizi che ho letto spesso su di lui, sia qui che su Facebook, mi fanno pensare che siamo rimasti un paese di Don Camilli e Pepponi: troppo provinciali per vedere oltre la persona, troppo autoreferenziali per accogliere la ventata di novità di Benito ha portato in paese.
Buon viaggio Benito per la tua prossima missione indiana.
Siamo in tanti a Budrio che ti ricordiamo con affetto e ti vogliamo bene.
Sembra la sorella di Bruno 🙂 …
Sulla semplice e legittima osservazione i dubbi sono grossi, almeno per come è stata espressa. E la critica negativa all’autore, che cmq si annuncia di strano sapore se non altro per l’uso del maiuscolo poco consono al religioso, mi diventa palesemente gratuita nel momento in cui:
– e il sig. Bonfiglioli m’illumina con servita=frate
– e qui, sito ufficiale dei Servi di Maria, http://prg.servidimaria.net/storia/frati_illustri_prg/stagni/index.htm la parola “frate” comunque non viene fatta, pur essendo questa pagina sotto il menu “Frati illustri”.
Dunque, questa biografia del sig. Arrighi è alla stregua di quella del sito ufficiale (dal quale forse il sig. Arrighi ha anche attinto), quanto meno per la parola “frate”. Mi chiedo se Fra Benito ha fatto una sfuriatina anche nei confronti dell’Ordine….
Di tutto il resto sig.ra Magli… ha fatto tutto da sola. Come Bruno 🙂
Ciao “DIO” a Dot speriamo di incontrarci in giro!!
Caro A Dot, a me dell’articolo importa poco, esprimevo amarezza per le offese gratuite (non ho fatto tutto da sola, voi siete stati fondamentali) rivolte a Fra Benito. Sono figlia unica e i teatrini fra e lei e Bruno saranno l’unica cosa di cui, con la chiusura di Budrionext, non sentirò la mancanza. Vi rimangono i cantieri, e a Budrio ce ne sono parecchie. Statemi bene.
🙂 siamo senza argomenti eh? …La solita ipocrisia.
Mi spiega xchè ci legge allora se le siamo così simpatici? E dove le vede le offese gratuite? Se ci fossero state la Redazione non le avrebbe mai pubblicate. Forse dovrebbe leggere con più attenzione.
Simpatica la Sig. Magli! ritenevo giusto quanto da lei asserito e questi sono i ringraziamenti….Se il motivo per cui non sentirà la mancanza di BN sono i ns. teatrini, beh non comment…Speravo in qualcosa di meglio ( in entrambi i sensi) e invece…..La invito a prendere la vita con più serenità e meno astiosità, vedrà porterà i suoi frutti!!
P.S.: non è mia sorella!!!!!