Via Della Morte e la sua leggenda

18 luglio, 2017

VIADELLEMORTE2A Cento, imboccando via Cantarana, si può incontrare via Della Morte, che rappresenta una della maggiori curiosità della toponomastica budriese. La strada vicinale – totalmente sterrata – conduce fino allo scolo Centonara e, nei secoli, è stata protagonista di alcune narrazioni popolari, che ne associavano il nome alla presenza di un ospedale (mai esistito) per malati irrecuperabili, destinati di conseguenza a morte certa.

LA VIA, IL PALAZZO E LA LEGGENDA
I racconti legati a via Della Morte sono propiziati da un mappa del 1774, che assegna una vasta proprietà lungo la strada budriese all’Ospedale della Morte, senza aggiungere alcun tipo di dettaglio. La via effettivamente deve il proprio nome ai possedimenti dell’Ospedale della Confraternita bolognese di Santa Maria della Morte, chiamata in questo modo a causa dell’assistenza ai condannati a morte offerta per molti secoli. I terreni e gli edifici presenti sulla strada budriese risultano della Confraternita – fondatrice nel 1347 dell’Ospedale della Morte, sorto tra via dell’Archiginnasio, via dei Musei, via dè Foscherari e via Marchesana (Bologna) – a partire dal 1518. Le carte geografiche del ‘700 ritraggono: una grande struttura rurale detta Palazzo della Morte e caratterizzata dallo stemma (oggi scomparso) della Confraternita, un teschio sotto una croce; una solida torre colombaia a base quadrangolare, costruita tra il XVI e il XVII secolo.
Percorrendo oggi via Della Morte (così chiamata a partire dal 1879) si può raggiungere il Palazzo, avvolto dall’edera, con alcuni arbusti che fanno capolino ed identificato da numerosi cartelli con scritto: «Pericolo di crollo». Accanto all’edificio principale c’è ancora la torre colombaia, che conserva ben evidenti i fori di entrata dei volatili, accolti all’interno da cellette, che per molto tempo hanno alimentato la fantasia popolare, pronta ad affermare che quelle fossero loculi per i morti bambini. La torre colombaia presenta numerosi interventi architettonici, che hanno portato alla chiusura degli archi del loggiato. Vicino a queste due strutture si può notare una cascina con fienile, costruita probabilmente verso la fine dell’800 e ora adibita a magazzino per i macchinari agricoli.
Lungo via Della Morte non è mai esistito un ospedale, anche se indubbiamente il nome di questa strada stimola la fantasia, ma soprattutto c’è da sperare che possa avere un effetto benefico contro le disavventure.

IL LEGAME CON BOLOGNA
La storia dell’Ospedale della Morte di Bologna è legato alla nascita delle confraternite, che – nelle città felsinea – si diffondono a partire dal 1261: il momento in cui arrivano i Disciplinati o Flagellanti o Battuti, movimento fondato dal perugino Raniero Fasani. La Confraternita dei Disciplinati diventa un punto di riferimento spirituale e, attorno al 1275, getta le basi della nascita dell’Ospedale di Santa Maria della Vita, collocato dove oggi sorge l’omonima Chiesa, caratterizzata dalla cupola realizzata, su progetto del Bibiena, dall’architetto budriese Giuseppe Tubertini (1759-1831). Questa nuova struttura si occupa dell’accoglienza e dell’assistenza dei malati e dei pellegrini.
Nel 1336 viene fondata la Compagnia dei Devoti dello Spedale di Santa Maria della Morte: questa Confraternita – ancora priva di un ospedale – inizia a dedicarsi alla cura dei condannati a morte. L’Ospedale di Santa Maria della Morte (posto di fronte a quello della Vita) inizia la propria attività nel 1347. La Confraternita omonima lega il suo nome anche al culto della Madonna di San Luca: la nascita, nel 1433, del rito della solenne processione dell’icona sacra, custodita sul Monte della Guardia, si deve ad uno dei membri della Compagnia. A quest’ultima, per molti secoli, verrà affidata l’importante organizzazione della processione della Madonna. Alla Confraternita della Morte si deve anche la costruzione della Chiesa bolognese di San Giovanni Battista, a poca distanza dall’attuale Giardino della Montagnola.
La storica sede dell’Ospedale accoglie oggi il Museo Civico Archeologico di Bologna, mantenendo intatta la memoria del passato, in cui i condannati a morte potevano mantenere la propria dignità di esseri umani attraverso le cure ricevute.

Leonardo Arrighi

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3 Commenti


  1. Andrea Bonfiglioli

    una cosa che pochi sanno è che quando si decise di sciogliere le due confraternite e i due relativi ospedali, questi ultimi in realtà furono fusi in una nuova realtà, l’ospedale di Santa Maria Maggiore, il nucleo che sviluppandosi nel tempo successivo è diventato quello che tutti chiamano ospedale Maggiore di Bologna (Maggiore sta proprio per Santa Maria Maggiore).

  2. Tiziana Sinigaglia

    Simpatica storia,mi piacerebbe se qualcuno sa qualcosa info su chiesa sconsacrata località Vigorso,grazie

  3. Lo stesso stemma è ancora oggi sulla parete della vecchia casa dove abitavano i miei nonni, qui a Budrio. Mi sono sempre chiesta da bambina cosa significasse quel teschio e qualche anno fa ho trovato la spiegazione nel nuovo museo storico di Bologna.

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