Il 90esimo anniversario dell’AVIS Nazionale è l’occasione per ricordare la storia della Sezione di Budrio, riconosciuta ufficialmente nel 1955. Nel corso dei decenni le donazioni budriesi hanno superato quota 50mila, ribadendo l’importanza assunta nella realtà sociale del nostro paese. Dagli anni pionieristici ad oggi, dal concetto di emergenza a quello di necessità costante per la salvaguardia della salute: la donazione di sangue rimarrà sempre una priorità.
Con questo articolo si conclude la rubrica – composta da oltre 160 capitoli – dedicata alla storia e alla cultura di Budrio. Non si esaurisce certo la volontà di raccontare e riflettere, mantenendo salda una convinzione: attraverso lo studio del passato si può imparare ad amare il presente.
A PARTIRE DAGLI ANNI ‘40
Siamo nel mese di marzo del 1954, quando nasce la Sezione AVIS di Budrio – composta inizialmente da sette persone – che verrà riconosciuta in maniera ufficiale il 20 maggio 1955. In realtà, a partire dagli anni ’40 si forma un primo nucleo di donatori budriesi, spesso impegnato nelle trasferte a Bologna e a Milano, con il solo scopo di donare il sangue per curare il maggior numero possibile di malati.
L’Associazione di Budrio assume un ruolo fondamentale per l’AVIS Provinciale, impegnata nella creazione di un Centro Trasfusionale, che si potesse affiancare a quello dell’Ospedale Maggiore. Nel 1956 vede la luce il Centro di via Boldrini (Bologna), che inizierà la propria attività a partire dal 1958.
Al momento delle fondazione, voluta e resa possibile dal primo Presidente Alberto Caprara, i donatori budriesi sono una quarantina, pieni di entusiasmo e di spirito d’iniziativa. L’opera di proselitismo è senza sosta e porta, già alla fine degli anni ’50, al raggiungimento del ragguardevole numero di oltre trecento soci e al sorprendente risultato di quasi mille donazioni annuali. Nel 1957 l’AVIS Budrio riceve il premio provinciale – che consiste nello storico labaro con lo stemma, ancora oggi presente nella sede di via Marconi – per la propria attività. Quasi ogni domenica in piazza Filopanti giunge l’autoemoteca dell’AVIS Provinciale, che permette di informarsi e di raccogliere sangue lontano dai Centri prestabiliti. Alla guida della Sezione budriese viene eletto Brando Bonfiglioli, che per cinquant’anni (fino al 2009) resterà Presidente, vivendo in prima persona i numerosi cambiamenti, portando il suo instancabile contributo alla causa dell’AVIS, che gli permetterà di ricevere l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2005. L’attività prosegue negli anni ’60 ma, con il passare del tempo, l’intensità e l’entusiasmo calano vistosamente. Tra i cittadini resta viva l’idea, che la donazione di sangue sia connessa ad una emergenza e non ad una pratica fondamentale per curare molte malattie con metodo e lungimiranza. Il linguaggio ed il proselitismo delle origini non raggiungono più le persone e di conseguenza le donazioni calano, arrivando a 440 nel 1970.
LA RINASCITA
Dal 1971 molti giovani entrano a far parte dell’AVIS Budrio, riuscendo a rilanciarne l’azione grazie alle loro nuove energie. I ragazzi si rivolgono soprattutto ai giovani, tentando di avvicinarli al volontariato e descrivendo l’importanza medica delle donazioni. Le Feste al Piazzale della Gioventù e le numerose lezioni a scuola cambiano radicalmente lo scenario.
La necessità di sangue come priorità quotidiana, e non più legata alla concezione di emergenza, prende finalmente il sopravvento. Alle classiche manifestazioni dei primi decenni – tra cui il Befanone – si sostituiscono stabilmente nuove iniziative, che portano l’AVIS a partecipare agli eventi budriesi, ribadendo la propria presenza. Le donazioni aumentano: nel 1975 toccano quota 931, per attestarsi poi tra le 800 e le 900 fino al 1983 e risalire oltre le 900 fino agli anni 2000, quando – dal 2006 al 2015 – valicheranno la soglia delle 1000 donazioni annuali.
I luoghi in cui effettuare i prelievi si susseguono nel tempo: l’autoemoteca lascia spazio alle strutture di via Fantini, via III Novembre e poi, dal 1972, all’appartamento di viale Muratori, reso disponibile grazie all’intervento dell’Amministrazione Comunale. Nel 1978 viene inaugurato il punto di raccolta presso l’Ospedale di Budrio. La sede sociale si trasferisce in via Mazzini e poi nella collocazione attuale: in via Marconi n.1.
L’AVIS BUDRIO OGGI
L’AVIS budriese, che ha visto avvicendarsi alla sua guida Niccolò D’Angelo e l’attuale Presidente Enzo Masina, ha oggi più di sessant’anni. L’attività nelle scuole e durante le manifestazioni resta molto vivace e si è progressivamente consolidata.
La generosità e l’altruismo sono diventati un punto fermo, che ha condizionato positivamente intere generazioni, che si sono trovate a riflettere sull’importanza delle donazioni, sin dai tempi delle scuole elementari. L’AVIS ha saputo mettersi in evidenza anche attraverso il Gruppo Ciclistico e le varie squadre di calcio, che hanno contribuito a mantenere viva l’attenzione sull’Associazione Volontari Italiani Sangue.
Nel 2016 è stato inaugurato il nuovo Centro Prelievi all’Ospedale di Budrio e, accanto all’ingresso principale, una porzione del parco è diventata il Giardino dei Donatori di Sangue, arricchito da una splendida scultura di Mario Sgargi.
Con oltre 500 soci e con quasi 1000 donazioni all’anno, l’AVIS Budrio è ancora molto attiva e punta – come sempre – sul rapporto diretto con le persone, che instancabilmente devono essere informate, sensibilizzate e messe al corrente dell’importanza vitale della donazioni di sangue.
Leonardo Arrighi
nota stonata in questo bellissimo racconto è il fatto che nel corso dei decenni i punti raccolta sangue si erano estesi in provincia quasi in tutti i comuni, poi da anni sono stati oggetto di “razionalizzazione e riorganizzazione”, cioè in molti comuni sono stati soppressi e accorpati presso comuni viciniori. Questo ha portato al calo complessivo delle donazioni (ricordiamo che non è detto che chi dona il sangue lo possa fare indipendentemente dal fatto che il punto donazioni sia comodo e raggiungibile a piedi oppure no).
La settimana scorsa ero di guardia, erano state chieste due sacche di sangue gruppo O negativo, mi chiama il trasfusionale e mi dice che me ne manda solo una perchè in emoteca ne aveva in tutto tre e pertanto non poteva sguarnire la scorta (in caso di emergenza da incidente stradale una sola sacca non serve ndr).
Una roba del genere anni fa, prima della riorganizzazione/taglio dei punti raccolta sangue, non sarebbe mai successa.
Spero che prima o poi si torni indietro da questa scelta che è sbagliata.