La terra bruciata di Mezzolara [L’OPINIONE]

22 giugno, 2012

di Pino Ferranti

In un’intervista a Il Resto del Carlino di domenica 10 giugno 2012, il signor Santi, coordinatore dell’intervento delle biomasse a Mezzolara, non vuole sentire parlare di speculazione sulle biomasse. Il signor Santi sostiene che si tratta di investimenti imprenditoriali. Personalmente sostengo, invece, che si tratta di una speculazione che fa terra bruciata.
L’investimento, per definizione, ha l’ambizione di guardare lontano, proiettando la raccolta dei frutti nel lungo periodo. La speculazione, viceversa , guarda dietro l’angolo con il fiato corto.

I capitali investiti devono rientrare nel più breve periodo. Nel caso degli impianti a biomasse di Mezzolara gli incentivi sono talmente generosi da far rientrare i capitali investiti in tre anni e godere una rendita per altri dodici anni senza i rischi d’impresa. 1 Kw prodotto dagli impianti a biomasse viene pagato 0,28 cent contro gli 0,07 cent del prezzo di mercato.
Il risultato è che la corrente elettrica immessa nel circuito per le nostre abitazioni la paghiamo due volte.

L’utilizzazione della legge per le energie alternative è nobile se si impiegano scarti agricoli.
Quando, invece, parliamo di monoculture intensive, l’argomento si fa serio e i due megaimpianti a biomasse di Mezzolara diventano il simbolo della speculazione. Gli attuatori dei megaimpianti non hanno a cuore la cura dei terreni, ma la finanza.
Chi ama la terra non utilizza monocolture di mais, frumento e sorgo pompandoli con concimi chimici a più non posso. Questo tipo di logica si configura solo nella cultura speculativa.
I terreni, alla scadenza dei contratti d’affitto, saranno riconsegnati aridi per l’eccesso di concimi chimici richiesti per le monocolture. Ad esempio – mi dice un perito agrario – “su quei terreni non si possono più coltivare patate”.
La buona conduzione agricola consiglia la rotazione delle colture per evitare l’assuefazione del terreno.

Egregio signor Santi, le monocolture, chiamate anche di piantagione, erano utilizzate dai nostri colonialisti europei (per tre secoli) in Asia con il tè; in Africa con il cotone, mais e soia; in America con il cotone, cacao e caffè. A causa di queste colture estensive e intensive, cioè senza rotazione, il suolo veniva impoverito.
I giuristi dell’epoca coloniale definivano questo tipo di sfruttamento del suolo “depauperamento della capacità genetica della terra”.
Gli investitori europei del periodo coloniale, quando finivano di spremere tutto il suolo di una regione, passavano in un’altra e anche in quest’ultima facevano terra bruciata proprio come si comportano le cavallette. Nei territori colonizzati, il poco terreno che era ancora capace di dare frutti per l’alimentazione quotidiana veniva utilizzato per coltivare foraggio per dare da mangiare agli animali.
L’unico sostentamento possibile per gli abitanti dei territori colonizzati fu quello della carne (che secondo l’economista Jeremy Rifkin, ancora vivente, viene chiamato ecocidio), cioè un’alimentazione esclusiva, priva di vitamine e carboidrati che solo un corretto uso della coltivazione del suolo avrebbe potuto evitare.

Signor Santi, non me ne voglia, ma un ento pubblico, quale il Comune di Budrio, che non si oppone ad un’operazione che fa marcire i cereali in vasche di cemento armato per produrre energia, è lo specchio di una società che può solo andare alla malora.

Facebooktwittergoogle_plusmail

Commenta via Facebook


6 Commenti


  1. questa vicenda delle biomasse sta somigliando sempre di più a quella del Civis a Bologna: i cittadini non le vogliono, gli agricoltori sono arrabbiatissimi…ma si va avanti come deciso agli “alti livelli”, senza tener conto di nulla.
    Sulla pelle ( e dentro le tasche) dei cittadini.

    • Bravo Pino!!
      Hai spiegato chiaramente tutto, ancora una volta la speculazione ci sovrasta e si affianca al potere che non sa resistere.
      Grazie ancora Pino!

  2. Noi siamo un gruppo di famiglie che abitiamo a 500 mt dall’impianto costruendo di Casoni: un mostro da vedere, che sputera’ veleno, che fara’ respirare puzze di ogni genere e che non fara’ sentire piú il prezioso silenzio che solo in campagna si sente. Ci hanno preso in giro. Faremo di tutto per ostacolare il proseguimento. Uniamoci tutti

  3. http://informatimantova.wordpress.com/2012/03/29/documento-di-approfondimento-sulle-centrali-biomasse-un-intreccio-di-inquinamento-speculazione-e-distruzione/

    collegandosi a questo link troviamo un articolo esaustivo su ciò che sono e saranno le biomasse firmato dal Prof. Michele Corti, il quale scrive da una zona (il mantovano) già pesantemente “colonizzata” da questi eco mostri.

    Mantova non è al di là delle colonne di Ercole ma purtroppo la storia a Budrio si ripete e la cecità di fronte a questo problema è eclatante, si continua a ripetere che la puzza non danneggia nessuno, che addirittura non fanno puzza… vabbè mi sembra tanto la storia -scusate la frase fatta – di chi indica la luna, e qualcuno si limita a fissare il dito.

  4. La bramosia del denaro , la mancanza di lungimiranza porta il genere umano a violentare l’ambiente e sfruttarlo oltre ogni limite. In un pianeta dove 800 milioni di persone muoiono di fame e 2 miliardi sono denutrite coltivare cereali da distruggere nei biodigestori è un crimine . Il terreno non è un bene rinnovabile e gli agricoltori dovrebbero essere i custodi del loro terreno e conservarlo per le future generazioni .Sfruttarlo ,depredarlo,impoverirlo per un maggior guadagno immediato è una azione insensata è un zapparsi sui piedi.

Lascia un commento


Il tuo commento sarà pubblicato al più presto una volta sottoposto a moderazione. I campi contrassegnati con * sono obbligatori.