di Richard Pordan*
Il Comune di Budrio, detiene attualmente lo 0,14175% della totalità delle azioni Hera, 1.580.539 azioni, di cui il 95,9%, in base al Contratto di sindacato, dovranno rimanere in mani pubbliche, e 65.078 azioni libere per un valore complessivo, dato l’andamento della borsa nell’ultimo trimestre, di circa 1.817.011 euro. Queste azioni hanno dato al comune profitti per 142.248,51 euro nell’anno precedente.
Ma cosa significa la cessione delle azioni per i cittadini?
Nel nostro caso da un lato costituisce la perdita di un investimento e di conseguenza una diminuzione delle entrate, dall’altro un atto di risanamento dei conti. Creando liquidità eliminando investimenti, però, a lungo termine, non risulta sostenibile; pertanto, di fronte a tali decisioni è necessario procedere con prudenza e pianificare subito un iter per uscire da una situazione finanziaria così grave da costringere l’amministrazione a prendere una decisione, come quella della rinuncia ad un investimento, con potenziali conseguenze di un certo peso.
Inoltre, la cessione delle azioni si traduce anche necessariamente in una perdita di influenza sulle decisione dell’azienda in questione e quindi in materia dei servizi fondamentali alla cittadinanza; un altro fattore di una certa importanza, assolutamente da considerare.
In realtà, tutto ciò si inserisce in un quadro più ampio sulla società Hera. In un comunicato stampa dell’azienda del 15 ottobre 2012, sulla fusione Acegas-Aps, si legge: “Approvato il progetto che darà vita alla seconda multiutility Italiana e l’aumento di capitale per consentire l’ingresso di FSI nel nuovo Gruppo.” Si può pertanto dedurre, che la fusione è avvenuta precisamente in funzione dell’entrata del Fondo Strategico Italiano (della Cassa Depositi e Prestiti) tra gli azionisti di Hera. Vi è però una novità. Il FSI entrarà, per quanto previsto, apportando liquidità all’azienda, per il 6% delle azioni: questo viene reso possibile dalla modifica dell’articolo 7 dello statuto della società, che limitava la partecipazione dei privati. Si cede quindi una parte della garanzia per i cittadini e del carattere pubblico dell’azienda. Questo avviene in un momento in cui non solo il Comune di Budrio, ma tutti gli enti pubblici e comuni si trovano in difficoltà finanziarie.
Non è possibile parlare propriamente di privatizzazione, ma la modifica dell’articolo 7 costituisce di fatto una liberalizzazione dei servizi fondamentali. Considerato anche il fatto che la liberalizzazione non sempre comporta crescita economica, e vista anche la vicenda di Budrio e le sopra menzionate potenziali conseguenze, che vantaggi avranno i cittadini di questi provvedimenti? Non possiamo asserire con sicurezza che ne avranno alcuna.
*Richard Pordan, studente del Liceo Scientifico G.Bruno di Budrio, appassionato di economia e finanza.
Ma ke bell’artikolo ricciolooo!
Il dott. Antonio mi è diventato un mito. Le sue dissertazioni sono bellissime. Perchè, benchè trattino del “complesso”, lette anche rapidamente risultano comprensibili anche ad un ignorante come me. Cosa invece che non si è verificata con l’articolo. Ma non è qui il punto.
Dott. Antonio, Richard ha risposto al titolo. In chiusura di articolo: “Non possiamo asserire con sicurezza che ne avranno alcuna.” (alcuno, vantaggio). Il che, per me, si traduce in un “ci hanno nuovamente fregati!”. E io sono un ottimista!