Budrio, per non morire di mafia

7 gennaio, 2013

Giovedì 10 gennaio 2013, alle ore 10:00 per il Consoziale Scuola, andrà in scena al teatro di Budrio lo spettacolo Per non morire di mafia, tratto dal libro del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso e riadattato da Margherita Rubino.

AL CENTRO, LA SICILIA
Il monologo rispecchia la condizione di solitudine del personaggio, i pochi segni scenici raccontano il mondo che egli evoca ripercorrendo la propria vita tra il personale e il professionale. La grande storia si intreccia alla storia del singolo, fatta di paure, di scelte familiari, di piccoli atti di coraggio determinando l’emergere, nel fluire della coscienza del personaggio, di parole chiave, che in modo inequivocabile dimostrano l’attualità della parola di Grasso.

Quando comincia la nuova mafia? Come ha cambiato la vita della Sicilia e dell’Italia? Che cosa ci resta ancora da fare e da sperare per sconfiggerla? Sono solo alcuni degli interrogativi che il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso si pone nel suo libro Per non morire di mafia che viene ora riproposto in versione teatrale da Sebastiano Lo Monaco.
Se Falcone e Borsellino teorizzarono che per combattere la mafia è necessario conoscerla, il loro “erede”, a propria volta impegnato da trent’anni contro la criminalità organizzata, aggiunge che oggi per contrastare la mafia è indispensabile avere la percezione esatta della sua pericolosità. Perciò, dalla Procura nazionale antimafia, organismo che coordina le indagini sui fronti interni e internazionali, Pietro Grasso ripercorre le stagioni della guerra alla cupola siciliana in modo schietto, affrontando anche rapporti delicati: i legami tra mafia e politica, gli scontri all’interno della magistratura, le carenze legislative e di mezzi.
Divulgare un messaggio importante di impegno civile, morale e di democrazia: questa la molla che ha spinto l’attore Sebastiano Lo Monaco a ricavare un testo teatrale con il prezioso contributo di Alberto La Volpe, l’ultimo giornalista ad avere contatti con il giudice Giovanni Falcone. Non si tratta “semplicemente” di uno spettacolo ma di una denuncia civile, lucida e purtroppo spietata. È la storia di un uomo contro chi sostiene la tesi che la mafia non esiste, contro la paura, l’omertà, l’obbedienza supina e cieca di chi non vuole reagire ai soprusi e contro la viltà, i compromessi politici e i poteri occulti.

Per non morire di mafia è come leggere il promemoria quotidiano di un magistrato che da trent’anni, ogni giorno, è impegnato contro la criminalità organizzata e che ha maturato una sua personale convinzione: per contrastare la mafia occorre avere la percezione esatta della sua pericolosità.
Oggi la mafia sembra essere svanita ma, come insegna il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso dalle pagine del suo libro, ha cambiato solo volto. Non è più una piovra ma una rete invisibile infiltrata nei colossali affari degli appalti edilizi, della droga, della contraffazione.
L’opera si compone di tre momenti importanti: quello familiare, la vita che conducono i familiari del protagonista anch’essi coinvolti in una vita a rischio; la lotta alla mafia e il maxiprocesso nel febbraio del 1986 nell’aula bunker di Palermo; analisi che Grasso elabora sul fenomeno mafioso e l’impegno della popolazione e delle istituzioni necessario per sconfiggerlo.
La ricchezza del testo offre l’esatta percezione delle difficoltà esistenziali di chi ha consacrato la propria vita alla lotta alla mafia e ha trovato in Sebastiano Lo Monaco un interprete intelligente e credibile.Su un piccolo palcoscenico, vicino ad una scrivania dove campeggiano le fotografie dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, accanto ai faldoni processuali, l’attore – con il solo aiuto di una lavagna dove segnalare le parole chiave del suo discorso – ha dato vita ad un esempio significativo di teatro “necessario”. Per non morire di mafia non è solo uno spettacolo ma una dichiarazione d’intenti, fiera e coraggiosa.

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