L’Unione di Comuni non e’ sempre la soluzione a ogni male

24 gennaio, 2013

di Stefano Di Petta*

Gli enti locali vivono oggi situazioni di enormi difficoltà; i continui tagli sui trasferimenti e il blocco delle assunzioni ed i limiti di spesa sul personale fanno in modo che divenga sempre più difficile fornire adeguati servizi ai cittadini. In tale particolare situazione i Comuni hanno intrapreso, da alcuni anni e con sempre maggiore forza, la strada delle Unioni vista come soluzione alle varie difficoltà presenti, però i propositi talvolta trionfanti hanno spesso coperto le notevoli criticità di queste delicate operazioni, facendo si che le Unioni di Comuni diventassero, come per incanto, la panacea di tutti i mali.

Purtroppo la realtà dona a volte dei contorni diversi ai progetti ed è così che la marcata instabilità delle gestioni associate, ovvero la possibilità in qualunque momento di uno i più Comuni di poter fare un “passo indietro” ed uscire dalle Unioni, assieme alla visione spesso di mutuo soccorso nei confronti verso un Comune piuttosto che un altro nelle scelte gestionali dei nuovi servizi, hanno portato in passato a situazioni fallimentari.

Questi aspetti, ed altri, sono purtroppo oggi facilmente riscontrabili nell’Unione Terre di Pianura: la scelta del Comune di Castenaso di non entrare, dopo mesi di progettazione dei nuovi servizi, ha chiarito come le valutazioni politiche di questo o quel sindaco possono, con troppa facilità, far crollare un progetto; allo stesso tempo le decisioni in merito al futuro Ufficio Tributi unificato sembrano orientate maggiormente a sopperire alle carenze di personale di un singolo Comune dell’Unione piuttosto che ad una visione nuova e maggiormente efficace del nuovo servizio.
Tutto ciò in tempi in cui uffici simili sono capofila in ciò che potrebbe essere una voce importante per i bilanci delle Amministrazioni, ovvero la lotta all’evasione fiscale che potrebbe passare in secondo piano a fronte del notevole lavoro iniziale di armonizzazione delle procedure.

Infatti se è vero, come già stato detto da altri, che in futuro potrebbero esserci delle problematicità per il cittadino che si dovrà rivolgere a tale servizio, sicuramente vi saranno grandi difficoltà per tutti i lavoratori che in tale servizio prestano la loro opera. Le notevoli differenziazioni in tale materia tra le varie Amministrazioni fanno si che l’efficacia, per le stesse, di questa unificazione potrebbe vedersi dopo molto tempo dall’inizio di tutto.

In questo bailamme non da poco, si inserisce la nuova legge regionale del 21 dicembre 2012, n°21, che impone alle Amministrazioni Comunali di gestire in forma associata diverse funzioni (ma non i tributi), a partire dal 1° gennaio 2014 e per un minimo di cinque anni.

Se ciò sicuramente rappresenta una iniezione di stabilità rispetto ai tempi di durata crea però molti dubbi, infatti avremo di fronte, nei prossimi anni, sindaci neoeletti che non potranno autonomamente prendere delle decisioni sulle gestioni associate: sul come, sul quando e sul se, visto che in questi anni abbiamo anche potuto osservare come molte amministrazioni, anche nella stessa provincia di Bologna, non hanno portato avanti tali scelte, rimanendo in gestione propria sui servizi.

Nel mezzo di questi stravolgimenti, che potranno subire ulteriori modifiche dato i tempi che corrono, ci sono i dipendenti pubblici, di ogni livello, incaricati spesso di trovare la quadratura del cerchio a visioni e progettazioni a volte azzardate di altri, con conseguenti modifiche (spesso negative) sulla loro vita lavorativa e quindi anche personale.

*Stefano Di Petta
Segreteria Provinciale UIL FPL Bologna

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2 Commenti


  1. Caro Antonio Capponi,
    conta fino a 10 e respira prima di sparare sti giudizi..
    Se il tasso di presenza nel settore è stato così “basso” è perchè ben 3 persone sono state in maternità..ora rientrate nonostante bimbi ancora piccoli e attive!
    Conosco bene il precariato e, fidati, non è tutto oro quello che luccica neanche x chi lavora, ADESSO, nel pubblico.

  2. Stefano Di Petta-UIL FPL Bologna

    Non credo che usare le percentuali di assenza (in cui finisce di tutto) siano la strada migliore per valutare la produttività di un ufficio pubblico e dei servizi che offre (oltre che metodo di brunettiana memoria), come non comprendo perfettamente il collegamento tra i tassi di presenza di un dato ufficio (che non era nemmeno in argomento) e le modifiche organizzative di un Ente a seguito della scelta di una gestione associata.
    Purtroppo non è la paura del cambiamento il problema principale di tutta la questione, perché se lo fosse si risolverebbe con poco, bensì la spesso mancata valutazione della media fra costi e ricavi, dove i costi sono costituiti dalla completa modifica ad una normale attività lavorativa che porta a risultati ed i ricavi sono invece le possibili economie di gestione di lunga (lunghissima) scala non certe. In mezzo passa del tempo, spesso tanto, e ripeto chi ne paga le conseguenze sono i cittadini ed i lavoratori.
    Con questo non voglio, e mai ho voluto dire, che non bisogna mai cambiare e tutto deve cristallizarsi, ma che i cambiamenti portino a dei benefici per tutti: Amministrazioni comunali, cittadini e dipendenti.

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