Articolo del 4 marzo 2013
E’ come se Jamila ce l’avesse fatta. A mettere insieme mondi ancora lontani, religioni diverse. C’è riuscita nel giorno del suo funerale, quando all’Auditorium di Budrio, sabato scorso, si sono trovate persone di religioni diverse: uomini insieme a donne nel rito di preghiera musulmano, quando la tradizione vuole che solo gli uomini possano espletare questa funzione. E così, nel giorno più triste, è tornata la Jamila che molti conoscevano: la donna che oltre a voler crescere i suoi figli, puntava all’emancipazione in casa, nella vita, nel lavoro.
JAMILA UNA DONNA DIVERSA, DA MOLTE
Questa settimana avrebbe dovuto partecipare all’esame per diventare parrucchiera: Jamila aveva studiato per avere un lavoro suo che le avrebbe permesso di uscire da quella situazione di sottomissione che viveva in casa con il marito, l’assassino che sabato 23 febbraio le ha tolto crudelmente la vita, con una coltellata al cuore. Voleva tornare a casa in Marocco, per alcuni, per altri voleva semplicemente una serenità famigliare con il marito. Quel che è certo è che Jamila, a trentuno anni, voleva essere una donna diversa. Prendeva lezioni di lingua, perchè voleva imparare al meglio l’italiano che le sarebbe servito per il lavoro. Si era iscritta anche in palestra per cercare di togliere quei chili di troppo che non le piacevano, anche se poi non era mai andata. Portava il velo in modo diverso dalle altre, lo raccoglieva in maniera naturale, più libera. E soprattutto, Jamila aveva denunciato. A differenza di altre donne, anche di tante italiane, lei aveva preso il coraggio e si era recata dalle forze dell’ordine per dire tutta la verità su quei soprusi, che l’avevano portata malconcia al pronto soccorso. Secondo l’ISTAT, solo il 5% delle donne denunciano una violenza subita. Jamila pensava che questa avrebbe spaventato il marito e di conseguenza l’avrebbe tranquillizzato. Ma non è stato così e l’epilogo è stato dei più drammatici.
SABATO, BUDRIO HA SALUTATO JAMILA
Tantissimi cittadini hanno partecipato al rito funebre islamico, che si è tenuto sabato presso l’Auditorium di Budrio. Tutta la comunità musulmana era presente, insieme alle associazioni budriesi e alla Consulta delle donne, che hanno aiutato l’organizzazione del funerale di concerto al Comune di Budrio. Il sindaco Giulio Pierini, presente insieme al vicesindaco Luisa Cigognetti, ha detto: “In giornate come queste si sente tutto il peso della responsabilità di amministratore locale: è una fatica, ma anche un onore e un privilegio. L’impegno quotidiano è quello di esserne all’altezza e credo che ci stiamo riuscendo, al di là delle accuse e polemiche a volte strumentali e pretestuose.
L’altra sfida è per tutti noi insieme, per la nostra comunità, di fronte alle difficoltà e opportunità di un mondo nuovo che cambia in modo vorticoso”. Giovanni Santandrea, della consulta delle associazioni, ha detto: “Questa mattina eravamo in tanti a dare l’ultimo saluto a Jamila. La commozione, il dolore e il senso di impotenza di fronte a quanto accaduto ha accomunato tutti. La comunità budriese ha assistito partecipe al rito funebre secondo la tradizione religiosa mussulmana. Per un attimo, senza differenza di comunità di appartenenza, eravamo uniti ai fratelli e alla famiglia che piangeva la scomparsa di Jamila”.
300 BUDRIESI IN PIAZZA, FIACCOLATA PER JAMILA
Promossa dalla Consulta per le Donne e dalle associazioni budriesi, la fiaccolata per Jamila ha portato in piazza la rabbia e lo sgomento per una morte senza senso. Alle ore 21:30 i budriesi hanno manifestato il loro dolore per questo femminicidio: non solo donne, ma anche tanti uomini, giovani e gli esponenti della politica budriese hanno percorso, in silenzio, le strade del centro storico. [Le foto di Sofia Benucci e Andrea Farina]
I VICINI: “IL MARITO LA CONSIDERAVA DI SUA PROPRIETA'”
I primi a essere profondamente colpiti sono proprio i vicini di casa di Jamila, coloro che conoscevano la donna e suoi problemi con il marito. “Litigavano spesso – racconta una condomina a Budrio Next – e più volte la donna aveva chiamato i Carabinieri. Le autorità conoscevano la delicata situazione e la famiglia era seguita dai servizi sociali del Comune di Budrio, che la accompagnavano a fare la spesa. Era facile sentirli litigare, le urla si sentivano chiaramente e molto spesso le discussioni si chiudevano con Jamila che usciva di casa portandosi dietro i figli, oppure veniva a sfogarsi in casa mia. Mi diceva: “Lo senti mio marito? Lo senti? Tu la lingua non la conosci ma queste sono volgarità”. E ancora: “Voleva andarsene, voleva tornare dalla madre in Marocco, ma non riusciva a fare il passaporto per partire. Era una donna tranquilla, una buona madre per i figli, considerata dal marito come una proprietà e costretta a essere maltrattata per banalità”. Un altro vicino conferma: “Jamila era una brava persona. Sapevamo che aveva problemi economici e spesso allungavamo loro un piatto di pasta. E’ stata mia cugina a scoprire il tutto e a chiamare le forze dell’ordine, quando ha visto il marito scappare di casa, in tutta fretta, con i figli”. [Nella foto, il condominio dove viveva Jamila]
HUFFINGTON POST: “JAMILA AVEVA DENUNCIATO INGIURIE E MINACCE DEL MARITO”
L’Huffington post rivela alcuni particolari. “Nell’ultimo anno – si legge sul quotidiano – Jamila aveva bussato numerose volte alla stazione dei carabinieri di Budrio, in provincia di Bologna. Presentava querele contro il marito Abderrahim Qablaoui, 53 anni, raccontava che l’uomo non si occupava adeguatamente della famiglia, denunciava ingiurie e minacce, un giorno aveva portato un referto medico per le botte ricevute. “Semplici graffi”, dicono ora i militari, che spesso erano intervenuti a sedare i litigi della coppia”.
L’OMICIDIO
Il crimine è stato commesso sabato sera, intorno alle 21:30. Un uomo marocchino di 54 anni, ha accoltellato e ucciso la moglie Jamila di 31 anni, con la quale aveva avuto un litigio. Poi ha preso i due figli piccoli, di quattro e due anni, ed è fuggito via con la macchina, sotto la nevicata. Verso mezzanotte l’uomo, dopo aver portato i bambini da sua madre si e’ costituito nella stazione dei carabinieri. A quanto si e’ potuto ricostruire, l’uomo viveva con dei lavoretti saltuari. I militari della compagnia di Medicina, guidati dal capitano Francesco Cattaneo, insieme al nucleo investigativo del comando provinciale di Bologna, avevano immediatamente fatto scattare le ricerche nella zona, temendo che l’uomo potesse commettere un’altra sciocchezza. Sono stati contattati alcuni parenti, ma per fortuna poco dopo e’ stato lui stesso a presentarsi spontaneamente. I piccoli li aveva portati e affidati alla nonna, residente a San Lazzaro di Savena.
CONTINUA LA RACCOLTA FONDI
Durante la cerimonia sono stati raccolti contributi per sostenere le spese della funzione religiosa, mentre le spese per il volo aereo che riporterà Jamila in Marocco saranno sostenute dal consolato marocchino. La raccolta fondi – però – continuerà ancora, per tutta la settimana, fino al 9 marzo, e il denaro raccolto sarà devoluto ai figli di Jamila. Pertanto chi vuole dare il suo contributo, potrà farlo presso:
– Associazione Equo e Solidale, via Saffi 52, Budrio
– Associazione Auryn, Presso Libreria Lo Stregatto, Piazza Mafalda di Savoia, Budrio
– Cartoleria Tentazioni, Via Gramsci 9, Budrio