Un mega centro commerciale da 25mila metri quadri potrebbe sorgere a breve alle porte di Budrio. La soprintendenza regionale ha sbloccato l’area produttiva ecologicamente attrezzata della frazione di Cento dopo che, lo scorso ottobre, la soprintendenza bolognese aveva fermato il progetto dell’area produttiva. Il fermo era legato alla palazzina di Guglielmo Marconi, su cui gravava il valore storico dell’edificio.
IL PROGETTO DEL CENTRO COMMERCIALE E LO SPOSTAMENTO DELLA PIZZOLI
Non ci sono più ostacoli – quindi – per la costruzione del centro commerciale del gruppo Seci Real Estate del gruppo Maccaferri, un progetto del valore di 30milioni di euro voluto dall’amministrazione Castelli. Così come l’area potrà ora ospitare l’azienda di patate Pizzoli, che da anni auspicava lo spostamento dello stabilimento per ingrandirsi. Sulla questione gongola anche l’amministrazione di Giulio Pierini, che dalla realizzazione dell’area otterrebbe oneri di urbanizzazione del valore di 1,2 milioni di euro, in mancanza dei quali – lo scorso novembre – aveva venduto metà del pacchetto azionario Hera del comune di Budrio.
UNA STORIA LEGATA A MARCONI
La vicenda dell’area produttiva ecologicamente attrezzata di Cento è strettamente connessa al centro di Guglielmo Marconi sito proprio nell’area dei lavori, una palazzina che ha fatto la storia della radio. Costruito nel 1936, lo stabile, di proprietà del Comune di Bologna, ha ospitato per oltre settant’anni il centro trasmittente della Rai (da qui passavano le prime onde radio Am ascoltate dai bolognesi). Istituzioni e costruttori non avevano considerato la storicità dell’edificio, convinti che l’immobile risalisse agli anni Sessanta (il vincolo scatta solo dopo 70 anni). A rinfrescare la memoria sono arrivati però centinaia di radioamatori che, col tam tam su internet, hanno inondato di proteste la soprintendenza e i comuni coinvolti per salvare quella che definiscono “la prima stazione radio della città”.
Anche il Movimento 5 Stelle si era dichiarato a favore della salvaguardia della struttura, a differenza del PD budriese che – in consiglio comunale – lo aveva definito “un rudere da museo”. Lo scorso ottobre, la soprintendenza provinciale aveva bloccato il progetto dell’area per valutare il suo reale valore storico.
MA NON E’ DETTO CHE SI FARA’
L’ultimo atto è proprio la decisione della soprintendenza regionale, che rimette in mano ai costrutturi la possibilità di edificare. Ma non è detto che il progetto dell’area partirà. Troppe sono le variabili in gioco, fra cui la reale volontà dell’azienda Pizzoli di trasferirsi (sono passati ormai troppi anni da quando l’azienda valutò lo spostamento e sembrerebbe che la ditta delle patate stia pensato di trasferirsi fuori Comune). Ma soprattutto sulle tasche dei costruttori del centro commerciale si è abbattutta la pesante crisi economica degli ultimi anni. Non è detto – quindi – che riescano ad affittare gli spazi destinati a negozi e attività. Anche il passaggio o meno del passante nord sul territorio comunale potrebbe incidere: sicuramente l’adiacenza a un casello autostradale faceva gola, cosa che ora è messa in discussione.
E’ semplicemente penoso veder sputare sulla memoria di un grande scienziato come Marconi con il solo risultato di strangolare i pochi commercianti rimasti a Budrio.
Il centro commerciale (inutile) potrebbe coesistere con la stazione radio voluta e progettata da Marconi.
Questa decisione presa dalla soprintendenza oltre che stupefacente è contraria alla legge.Sappiamo tutti (e ci sono anche le prove)che la costruzione supera i 70 per cui non si può demolire.
Gli autori di tale misfatto saranno giudicati dalla storia
e una cosa pietosa spendere tanti soldi a costruire un’ inutile cenrto commerciale, riducendo sul lastrico le attività commerciali che da anni lavorano a Budrio.
tutto ciò è solo di danno al commercio.
hanno pensato bene di spostare la coop per dare spazio alla nuova zona residenziale di Budrio e ora dobbiamo accolarci anche un mega centro commerciale, che in un periodo di crisi non porta interesse a nessuno.
la decisione è fuori luogo e ridicola, si dovrebbe pensare a costruire posti di lavoro e lasciare aperto l’ ospedale per i cittadini- residenti.
dobbiamo sempre dire grazie al Comune per i disagi che abbiamo noi cittadini, è scandaloso
Pur ribadendo la mia ostilità verso il centro commerciale del quale non vedo l’utilità, denoto uno strano senso della democrazia in questi discorsi; se la soprintendenza avesse deciso per il blocco del progetto adesso stareste qui a lodare la giustizia che ha fermato un abuso, ora che invece la stessa sopraintendenza ha dato il benestare alla costruzione,naturalmente l’ha fatto contro la legge… Per il resto, l’ho già detto, esiste un museo dedicato a Marconi e alle sue scoperte, con addirittura le attrezzature originali dello scienziato a pochi chilometri da Budrio e questo museo soffre di mancanza cronica di visitatori. Quanti degli accaniti sostenitori di un museo nella casupola sotto le antenne della RAI l’ha mai visitato in vita propria?
Non me ne voglia Komma, ma cosa c’entra la democrazia?
Troppo lungo per il canonico copia/incolla: http://www.treccani.it/vocabolario/democrazia/
in soldoni: esercizio del potere da parte del popolo.
E qui si espongono opinioni personali più o meno condivisibili.
Vero, sono qui da 11 anni e non sono ancora andato a Sasso Marconi per visitare il museo. Ma se me lo trovassi “in mezzo ai piedi” è sicuro che il naso dentro ce lo avrei già messo.
Le dico comunque che contrariamente a quanto suggerivo nell’altro post, struttura isolata com’è, forse e meglio resti tale: troppo esposta ai benintenzionati e non credo possiamo permetterci di assoldare un custode che viva li.
Hai ragione Marco, democrazia non é la parola adatta per quello che volevo esprimere. Quello che vorrei dire in soldoni é che mi sembra troppo comodo appellarsi alla giustizia ed affidarsi al parere della sopraintendenza per poi accusare la sopraintendenza stessa di violare la legge ora che ha dato parere positivo all’eventuale abbattimento del rudere. Solo questo.
Caro Komma, il Suo pensiero non farebbe una grinza in via puramente teorica. Bisogna però tener presente che anche i giudici a volta sbagliano: è per questo motivo che esiste l’appello e poi via via fino alla Cassazione.
Chiedere aiuto alla Soprintendenza significa chiedere aiuto a un organo competente ben sapendo che anch’esso può sbagliare: il diritto alla critica è sacrosanto in un paese civile. Se la sovrintendenza fosse così sicura di quanto affermato non avrebbe impiegato tanti mesi per senteziare.
Rimangono dubbi ed ombre: è vero o falso che un edificio pubblico, superati i 70 anni di età non si può demolire?
A tal proposito chiamo in aiuto il Giudice Roi che in materia ne sa molto più di me (e di tanti altri).
Dott. Roi mi può dare un suo autorevole parere? Grazie.
Beh, in realtà il decreto legge “sviluppo” n. 70 del 13 maggio 2011 all’art.4 c.16 sposta a 70 anni il limite di età dei beni immobili oltre il quale vige la presunzione di interesse culturale. Per questi edifici è richiesta una verifica per rispondere alla definizione di bene culturale. La verifica è effettuata, d’ufficio o su richiesta dei proprietari, da parte del Ministero per i Beni culturali. Se cosi fosse non ci sarebbe nessuna violazione.
Cito Komma ‘se la soprintendenza avesse deciso per il blocco del progetto adesso stareste qui a lodare la giustizia che ha fermato un abuso, ora che invece la stessa sopraintendenza ha dato il benestare alla costruzione,naturalmente l’ha fatto contro la legge’. Questa volta do ragione a Komma.
Avete voluto la bicicletta PD, come si suol dire, e ora ve la tenete stretta e ci pedalate sopra essa! Troppo comodo lamentarsi come si fa quasi sempre e dire che ciò che fanno gli altri è tutto sbagliato. Questa logica del ‘noi siamo il Bene, e gli altri sono il Male’ supportata ora da certi Soloni moralisti e scandalizzati, è una scopiazzatura di quella usata dai simpatizzanti del Pdl.
Addirittura c’è chi all’inizio della trafila dei di sopra commenti si è mostrato indignato e schifato a causa nel ‘veder sputare sulla memoria di un grande scienziato come Marconi’. Sputare è una parola molto dura, riferita chiaramente ai personaggi che hanno approvato tale progetto che, sempre secondo il primo commentatore, ‘saranno giudicati dalla storia’!
Faccio notare che alcuni tra coloro che ora s’indignano ferocemente per questo gravissimo affronto che reca ingenti danni al nostro comune, se fossero stati al posto di chi lo detiene adesso, avrebbero fatto esattamente la stessa cosa, cioè dare il nulla osta al progetto ideato dalla precedente amministrazione Castelli.
La storia dei Guelfi e dei Ghibellini non insegna proprio niente ai cittadini della nostra patria!
FORSE… da misfatti si può tirar fuori del buono.
NEL CASO in cui dovesse andar in porto anche solo una di queste due cose (autostrada & centro commerciale) sarebbe, credo, intelligente INTEGRARE nel centro commerciale la palazzina e l’antenna, e nella palazzina – in collaborazione con il Museo Marconi – allestire un (mini)museo visitabile a pagamento che, vista l’affluenza che dovrebbe avere il centro commerciale, non dovrebbe avere problemi a sostenersi (attenzione al costo dell’ingresso).
Di fatto però, avere questo bene, oggi, li così, lasciato a se stesso e non visitabile (chiaro che al momento non c’è nulla d’interessante ma lo si può far diventare no?) nemmeno su appuntamento dice che non sappiamo valorizzare ciò che abbiamo.
Mi viene anche in mente la vicenda di Majani che FORSE li, se con Marconi non si occupa tutto lo spazio disponibile, potrebbe trovare spazio.
Mi si scusi se ho scritto qualche scemenza, anche solo concettuale. Non sono particolarmente acculturato in merito.
Non so se qualcuno aveva già proposto una cosa così, ma sarebbe bene che l’amministrazione battesse un colpo anche solo per il (mini) museo Marconi…
Concordo in pieno con il Sig. Garbuio
Dopo questa decisione,anche l’ex sindaco Carlo Castelli,entrerà nella storia della radiofonia.
Mala tempora currunt.
Non si sente proprio la necessità di un mega centro commerciale, soprattutto se sono in gioco problematiche ben più importanti come la scuola di Mezzolara (forse danneggiata dal terremoto del maggio scorso, ma l’amministrazione comunale non chiarisce in merito) e la probabile chiusura dell’ospedale. Se il quasi 50 per cento dei cittadini non ha votato PD è evidente che c’è più di una ragione.
E vai col cemento!!! Alla faccia delle sbandierate politiche nazionali contro l’abnorme consumo del suolo agricolo!!! In Francia non costruiscono più complessi del genere da anni. Sono solo enormi speculazioni a favore di pochi e con danno per tutto il tessuto di piccoli commerci locali e delle relative famiglie che ancora vivono decorosamente coi loro negozi e fanno vivere ( rendono meno spettrali)i centri dei nostri paesi.
In un momento di crisi come questa è un’operazione demenziale.
Gli amministratori locali -e non solo- pensano solo a far cassa con la distruzione dell’ambiente e della piccola economia famigliare.
Cemento e porcate alla biomassa.
Poi si stupiscono pure se i cittadini votano per Grillo. Gli va ancora bene!
Altrochè voti ai grillini, dovreste inseguire coi forconi chi pensa di costruire questi mostri che snaturano completamente l’ambiente e causano la chiusura dei negozi.
Complimenti, ho apprezzato molto il fatto di aver reso partecipe la gente per quanto riguarda questa opera come altre, ( la butto li, un referendum no? ) credo sia stata gestita bene la questione. Inoltre, a cento, tra zona industriale che continua espandersi e in contemporanea l’aumento di capannoni sfitti, un pò di altro cemento non guasta mai. Avanti così [cit.]
Avevo letto che la “Pizzoli” si sarebbe trasferita in altro comune con seri problemi per le attuali maestranze,se il centro commerciale non si fa per motivi di macroeconomia, e la Pizzoli si trasferisce sicuramente migliorando il sito produttivo , la qualità dei suoi prodotti e magari la sua quota di mercato tanto da innescare anche un processo virtuoso per l’occupazione,non si puo’ che plaudere alla decisione della sopraintendenza ,alla giunta e a tutti quelli che per tale decisione si sono adoperati
Io la vedo come una opportunita di lavoro per
tante persone, certo per i negozianti ci sara
concorrenza e forse per questo non piace.
Gentile Simona, non é proprio come Lei pensa.In Francia, dove si sono compiuti studi seri a proposito degli impatti sull’occupazione dei grandi magazzini o ipermercati, si é calcolato che per ogni posto di lavoro creato se ne distruggono dai due ai tre sul territorio.
Scomparendo i piccoli commerci, scompaiono i negozi e tutta la rete di distribuzione delle merci, collegata ai negozi.
Peraltro Lei avrà notato che negli ipermercati si tende sempre più ad automatizzare tutto per cui si riduce il personale.
I negozianti vanno fuori concorrenza perché non possono competere coi prezzi d’acquisto delle merci con gli ipermercati: questi ultimi sono in grado di imporre i prezzi ai produttori mentre i negozi li devono subire.
Inoltre gli ipermercati raccolgono enormi masse di denaro che sottraggono al territorio ed investono altrove.Spesso si tratta di società straniere o miste (almeno apparentemente) che portano il denaro all’estero,avendo come scopo la mera speculazione, magari anche in comodi paradisi fiscali.
Infine, in sintesi, c’é l’aspetto molto importante della funzione sociale dei negozi famigliari che rendono più umani e vivibili il quartiere, la strada, il paese. Insomma impediscono la desertificazione delle strade e fungono da piccoli centri di incontro e socializzazione delle persone.
A Gerardo. Per la Pizzoli si tratta di trovare una collocazione adeguata nella zona industriale o in un’altra attrezzata: occorre che l’amministrazione comunale si muova in quella direzione con solerzia. Ma con il centro commerciale la Pizzoli mi pare non c’entri.
Cara Simona, quando avranno fatto chiudere tutti i negozi del centro farai tu il conto se il saldo dei posti di lavoro è positivo o negativo. I centri commerciali sono in crisi (si veda castel maggiore, castel guelfo ecc) non so se qualcuno se n’è accorto. La moltiplicazione delle spese non esiste e il trend del consumo è drammaticamente in calo. Budrio non è compatibile con il modello di commercio e di sviluppo ideato dal partitone. A tutti è evidente.
Il progetto originario non prevedeva alcun centro commerciale. La ditta Pizzoli aveva espresso il giusto desiderio di ingrandirsi, ed il comune aveva individuato l’area delle antenne Rai ove fare il trasloco, aggiungendo anche la possibilità di far stabilire lì alcuni produttori, tanto da realizzare una “filiera corta”, con tanti accorgimenti ecologici. Il nome di quel progetto era Apea. Ci si accorse che i costi per l’urbanizzazione dell’area erano troppo alti, e la Pizzoli non poteva farsene carico in toto. Ecco che il nome cambiò da Apea ad Acea, e quella “c” diede il via libera al progetto del centro commerciale: in questa maniera si trovava un “socio” per pagare l’urbanizzazione.
Ci siamo chiesti più volte come mai si volesse portare la Pizzoli in quell’area, e non si fosse provato a cercare una buona sistemazione dall’altra parte della strada. Abbiamo infatti una zona industriale quasi vuota, già urbanizzata, con strade belle larghe, e soprattutto con la nuova “tangenziale” budriese che potrebbe evitare di congestionare la zenzalino sud, senza bisogno di fare nuove strade e nuove rotonde.
La risposta l’abbiamo trovata in 2 parole: Service Cento.
Questa società è infatti interessata nella compravendita dei terreni delle antenne Rai (oltre che nella gestione delle biomasse di Mezzolara).
Se Pizzoli fosse andato nella zona industriale, la Service Cento non avrebbe preso neanche un euro. Ecco il perchè di un così morboso attaccamento a questo centro commerciale.
Service Cento: non vi fa venire in mente nulla?
Simona Rossi, capogruppo Pd, disse in consiglio comunale che questo nuovo centro porterà tanto nuovo lavoro; io penso che in realtà lo sposterà solamente.
Non credo che se una famiglia oggi va a fare la spesa alla Coop, domani andrà a farla anche al centro nuovo; così come chi frequenterà la nuova palestra, oppure il nuovo bar…
Ci sarà un calo nel fatturato delle aziende commerciali vicine, con inevitabili disagi per chi già oggi fatica a rimanere aperto a causa della crisi.
Per non parlare del danno ecologico, con l’inutile consumo di terreno.
Eg. Dott. Roi nel mio post di ieri , che evidentemente Le è sfuggito, Le ponevo una precisa domanda . Mi può rispondere, così si fugano tanti mal di pancia da ambo le parti? Grazie
Mi scusi Stefano ma avevo letto la prima parte del suo post e non la seconda.
Per gli edifici pubblici ultracinquantennali, vige la normativa introdotta dal d.lvo 42/2004, e succ. modif. ed integ., “Il Codice dei beni culturali”, che stabilisce quali siano i beni tutelati.
Su tali beni sussiste una presunzione di interesse alla conservazione sinché non venga fatta una verifica, ex art. 12 stessa legge, sulla presenza dei requisiti di interesse storico-artistico.
Se la verifica, condotta dalle competenti Soprintendenze dello Stato, risulta parzialmente o totalmente negativa, sui beni potrà essere operata una demolizione totale o parziale. Ne consegue che anche un edificio pubblico di oltre 50 anni può essere demolito se NON è ritenuto di valore storico-artistico.
Io non conosco esattamente la procedura adottata per la palazzina “Marconi” e dunque non le posso dire come siano andate le cose, in concreto.
Sono stato molto sintetico, spero anche esaustivo.
Errata corrige: non sono più cinquanta ma settanta gli anni per i beni immobili, per la modifica introdotta dall’art. 4, c. 16, del d.lvo 70/2011.
Quindi si legga “ultrasettantennali” alla 3a riga e settanta anni dove erroneamente indicato in cinquanta.
…che è esattamente quello che ho spiegato diversi post sopra…
La ringrazio per il Suo autorevole parere che sostanzialmente concorda con quanto scritto da Komma.
Ciò non toglie che demolire la stazione di Marconi sia un errore del quale ci si pentirà, così come è successo quando nel dopo guerra furono parialmente demoliti i “ruderi” delle mura del castello di Budrio per costruire delle case.
La stessa cosa successe negli anni ’70 quando fu demolita la casa di Guido Chiesa per fare la piscina, e…. si potrebbe continuare.
A prescindere dal centro commerciale e dalla Pezzoli, con tutto lo spazio che c’è, è proprio necessario demolire una testimonianza della nostra storia?
Tale triste vicenda mi fa venire in mente quando si costruiva(altra dolente nota) la trasversale di pianura: la strada all’epoca era solo una riga tracciata sulla carta e guarda caso passava sopra la famosa quercia che fece ritardare i lavori con aggravio di spese giudiziarie (pagate dal contribuuente) sarebbe stato sufficiente spostare la strada di qualche metro (ovvero qualche millimetro sulla planimetria) e si sarebbe risolto il problema senza spese.
Concludo domandando a chi ha il potere di decidere: la Vostra coscienza e l’esperienza dei tempi passati non dice nulla?
E’ veramente desolante vedere come in un periodo di crisi come questo il Comune non faccia nulla per far sì che un’azienda importantissima per il nostro territorio come è la Pizzoli rimanga sul territorio Comunale di Budrio.
Ci sono parecchi comuni adiacenti il nostro (Molinella, Castenaso, San Pietro in Casale,…) ed anche ben più lontani in altre regioni che stanno facendo di tutto per avere sul proprio territorio un’azienda coma la Pizzoli che dà lavoro a tante persone e sicuramente con lo spostamento e l’ingrandimento della fabbrica ne darebbe ancora maggiormente!
Purtroppo il Comune ha voluto con lo spostamento fare arricchire anche altri soggetti (Service Cento per esempio) progettando anche il Centro Commerciale; purtroppo le cose non sono andate per il verso giusto ed anzichè trovare una soluzione per fare rimanere la Pizzoli a Budrio senza che si sobbarchi tutti gli oneri di urbanizzazione a proprio carico (giustamente!) si preferisce la soluzione con il centro commerciale oppure niente.
Tutto molto ma molto desolante ed onore alla Pizzoli che sta provando in tutti i modi a rimanere sul Territorio senza il minimo aiuto del Comune che oltre il “vil denaro” non vede e non si muove se non ha un proprio tornaconto.
Concordo pienamente con quanto detto da Ezio Roi.
Un paese che perde le piccole attività commerciali ed artigianali vede un proliferare nel centro abitato di banche assicurazioni ed uffici vari è un paese morto.
Infine, tutti i centri commerciali sono in crisi basti vedere che all’Iper di Castenaso ben 3 negozi sono in fase di chiusura per cui si rischia di cementificare una superficie ora coltivata per ottenere una “cattedrale nel deserto”. Io continuo a fare acquisti dal fornaio, fruttivendolo ed alimentarista di fiducia collocati nel centro storico e spero di potere continuare ancora.
Anche io continuo, anche se ci rimetto, a comprare a Budrio. Alimentari, abiti, scarpe, libri e occhiali. E’ un codice etico che mi sono data perché ritengo che anche se spendo un po’ di più do la possibilità al mio paese di essere vivo, di continuare ad offrirmi un centro storico allegro, con vetrine, colori, gente che si ritrova fuori dai negozi e parla in mezzo alla strada, senso di comunità. Cosa ne sarà di questo mio , e di molti altri, ‘sacrificio’ se tutto sarà vanificato da un inutile centro commerciale in aperta campagna? Chiuderanno i pochi negozi del Centro, che sta cercando con tenacia e molta buona volontà di risollevarsi dalla crisi, lasceremo le strade storiche di Budrio in mano ad agenzie immobiliari, assicurazioni e banche? Le notti bianche chi le pagherà? Non credo che Ascom sarà molto felice di tirare fuori i soldi per chi pensa di schiacciare i suoi associati con una concorrenza inutile quanto sleale? Ci vuole solo un’idiota a pensare che se nasce un nuovo centro commerciale il centro non morirà. O magari si pensa che saranno solo gli anziani che non usano le macchine a far tenere aperte le serrande dei negozi? Non prendiamoci in giro. La nuova cattedrale del deserto che magari darà una boccata d’aria alle casse comunali, distruggerà non solo l’economia locale ma anche la base di una serie di relazioni sociali che sono la base di una comunità. Per cosa poi? L’hanno già scritto ma repetita… Guardate Vialarga, Villanova, Stellina, insomma quelli più vicini a noi. Serrande desolatamente tirate giù e mai più rialzate. I luoghi diventano ombre sinistre di una società bulemica di consumi inutili e negli spazi abbandonati prolificano micro faune di bande minorili o foreste che trasformano i centri in zone franche fuori dalla legalità. Pensate che per Budrio potrà essere diverso? Perchè poi? Se io fossi un commerciante budriese mi incatenerei al palazzo comunale, cercherei appoggi esterni, farei un referendum…. Ci hanno già tolto la Terra, vogliamo forse che ci privino anche della Civiltà?
Articolo interessante e colgo l’occasione per complimentarmi per questo sito! veramente ben fatto e con tanti articoli utili!