Referendum scuola, un passo fuori dall’ideologia [L’OPINIONE]

24 maggio, 2013

di Giovanni Zanardi

Qualche giorno fa, uno dei promotori del referendum di domenica e nostro concittadino, Maurizio Cecconi, ha pubblicato un’editoriale su Budrio Next sul sistema scolastico integrato delle scuole materne di Bologna. Non lo condividevo e dopo vi spiegherò perché. Io, se abitassi a Bologna, voterei B. Ma è più che normale, anzi, è bello avere visioni differenti.

Non è questo il punto: in un commento pubblicato sotto l’articolo, Maurizio spera che “i sostenitori dei finanziamenti pubblici alle scuole private trovino la serenità necessaria per rispondere senza isterismi e insulti”. Assolutamente condivisibile.
Passato qualche giorno, Maurizio ha pubblicato sul suo profilo un articolo che riporta la condanna della preside di una scuola paritaria cattolica, rea di lesioni colpose in una tragica vicenda, riguardante il tentativo di suicidio di un bambino. Il suo commento all’articolo era “Succede nelle scuole private cattoliche di Bologna che…”.
Non conosco Maurizio Cecconi, quindi non mi permetterei mai di dire assolutamente niente di male su di lui. Dico solo che quest’associazione è orribile. E sia chiaro che non voglio entrare in una logica di tifoserie, perché non mi sono piaciute neanche le dichiarazioni dei giorni scorsi del sindaco Virginio Merola. Ancorché fossero assolutamente di altro tono.
Dico solo che forse, sugli isterismi, avremmo qualche riflessione da fare tutti. I toni riguardanti questo referendum, sono sempre più duri, sempre più lontani dal merito della questione. Si sta trasformando tutto in un’autoreferenziale battaglia tra adulti, che non riescono quasi più a ricordarsi che si parla innanzitutto di bambini, della loro crescita e del loro futuro.

Ma arriviamo al referendum. Una premessa: il servizio di scuola materna dovrebbe essere una questione di cui si occupa soprattutto lo stato. Tuttavia, non essendo la scuola materna scuola dell’obbligo, lo stato su di essa ha da sempre latitato. I comuni, riconoscendo il loro valore educativo e sociale, hanno compensato questa mancanza aprendo, con proprie risorse, scuole materne “paritarie” comunali. Queste ultime sono spesso state insufficienti a compensare l’insufficienza dei servizi statali. Moltissimi comuni, provincie e regioni (tra cui la Puglia di Vendola e la Parma di Pizzarotti) sostengono le scuole materne gestite da privati presenti sul territorio, per aumentare sempre più la disponibilità di posti. A Bologna la scuola materna è fornita dal Comune al 60% (quota più alta in regione), dalle scuole paritarie (23%) e dallo Stato (17%). Alle prime scuole sono destinati 38 milioni, alle altre circa un milione a testa. La scuole materne comunali hanno 5327 posti, quelle statali 1611 e quelle private paritarie 1825.
Sfatiamo un po’ di miti: i fondi vengono dati indiscriminatamente a tutti i privati? No, l’accesso ai fondi avviene solo in seguito alla “parificazione”, che implica adesioni a regolamenti, norme ben precise e controlli ripetuti, imposti (quelli sì) dallo stato. I fondi, inoltre, non vengono dati (almeno a Bologna) a pioggia. Infatti, non sono uguali per tutti: sono legati anche ai bilanci, al numero di sezioni, alle rette applicate, al tipo di bambini accolti.

Altra questione spesso sollevata è quella costituzionale. Un articolo della Costituzione, il 33, afferma che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Il contributo alle scuole paritarie private non è anticostituzionale. “Senza oneri per lo Stato” è da intendersi come senza oneri obbligatori per lo Stato. Ciò non è frutto di una interpretazione della Costituzione, ma è stato spiegato in Assemblea costituente dagli stessi promotori dell’emendamento (pagina 3378, intervento Corbino). Inoltre, la Corte Costituzionale sulla validità di questi finanziamenti si è già espressa (ordinanze 42/2003 e 38/2009).
Credo che guardare alle situazioni concrete, aiuti ad uscire dall’ideologia astratta. Anche a Budrio abbiamo una scuola materna paritaria a gestione privata e il sistema di finanziamento è identico a quello di Bologna. Molte persone che hanno già avuto a che fare con la scuola Sacro Cuore, nei commenti agli altri articoli, hanno già espresso molto meglio di quello che potrei fare io, il rispetto e l’ospitalità per tutti di questo luogo. Nell’ambito di un desiderio che spinge a guardare all’uomo ed ai suoi bisogni senza esclusioni di sorta, ma accogliendo tutti.
Lo stato dovrebbe investire di più nella scuola? Sì, dovrebbe farlo. Dovrebbe farlo risparmiando su altri costi inutili e privi di futuro. Dovrebbe farlo investendo meglio, premiando il merito.

In quest’ambito, aderendo ad un principio di realtà e non solo ad una questione di principio, soprattutto in un periodo in cui le risorse pubbliche non sono mai state così scarse, è altrettanto ragionevole che lo stato sostenga, regolamentandole, le realtà che si impegnano parallelamente a fornire un servizio importante come questo. Nella consapevolezza che il milione sottratto alla scuole paritarie coprirebbe solo una minima parte dei bambini che vanno nelle private paritarie. Queste ultime sarebbero invece costrette ad alzare fortemente le rette, penalizzando i bambini le cui famiglie hanno il minor reddito.
Questo referendum manifesta l’esigenza di una politica che, senza dimenticare i propri valori, sappia essere vicina ai problemi concreti delle persone. Li sappia accompagnare con una visione sul futuro. Votare B, al referendum di domenica, è un passo in questa direzione.

Giovanni Zanardi

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8 Commenti


  1. Giuliana Sabattini

    La latitanza dello Stato rispetto all’Istruzione Pubblica,purtroppo,non è limitata alla scuola dell’infanzia,ma spalmata “equamente” su ogni ordine e grado di Istituzione Scolastica.Gli ultimi governi hanno infatti introdotto costantemente nuovi e sempre maggiori tagli per ridurre la spesa pubblica, proprio sulla formazione e la ricerca,indebolendo e impoverendo di fatto,l’intero sistema educativo e di apprendimento italiano. E’ vero che per le scuole dell’obbligo,a differenza della materna che non lo è,vi deve essere,per legge, una risposta adeguata di organico proporzionata alla richiesta, per garantire un posto a tutti,ma abbiamo visto come le risorse messe a disposizione si siano progressivamente ridotte ai minimi termini,tanto da rendere anche la semplice organizzazione del funzionamento una operazione complicatissima dove a venir penalizzata è essenzialmente la qualità e la varietà dell’offerta formativa. Spesso a colmare le oggettive falle che si sono venute a creare nella sottilissima linea di confine fra l’attività strettamente didattica ed l’integrazione al servizio(gestione del trasporto e refezione scolastica,assistenza ai ragazzi diversamente abili…)sono stati chiamati gli enti locali,che, pur a loro volta gravati direttamente da pesanti riduzioni di risorse economiche,si sono dovuti far carico di maggiori carichi in termini di erogazione di servizi,non bisogna dimenticare infatti che specie nella nostra realtà emiliana, affiancato al diritto all’istruzione,ha sempre marciato anche un’aspetto più sociale di servizio alle famiglie coinvolte in dinamiche lavorative in cui anche la donna ricopre un ruolo attivo. Per questa ragione non riesco a trovare una logica di buon senso in particolare in questo momento,nella proposizione del referendum. Le scuole materne paritarie contribuiscono di fatto a tenere in equilibrio un sistema già precario,che privato di questo supporto vedrebbe aumentare le liste d’attesa. Il Ministero della Pubblica Istruzione da anni non assegna più nuovi insegnanti limitandosi a ridistribuire i pochi che si liberano da sezioni non riavviate(casi rarissimi)seguendo una logica di priorità in base alla criticità dei territori derivata dalla presenza di liste d’attesa più o meno corpose e i Comuni con meno risorse,stretti nel Patto di Stabilità che non consente loro l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione neppure per interventi di edilizia scolastica,e vincolati dal sostanziale blocco delle assunzioni con fatica riescono ad arginare le nuove problematiche che ogni giorno si aggiungono a quelle già esistenti. Basti pensare alle liste d’attesa che si stanno sempre più creando per le richieste di tempo pieno alle elementari.

  2. BRAVA!

  3. Uno che commenta il tentativo di suicidio di un bambino con simili parole “Succede nelle scuole private cattoliche di Bologna” vi sembra una persona capace di apertura mentale? 🙁
    L’estremismo laicista e quello cattolicamente isterico e furioso sono le facce della stessa medaglia.

  4. Buongiorno Sig. Zanardi,
    il referendum ha dato delle indicazioni chiare. La maggioranza ha votato abbondantemente per l’opzione “A”. Vorrei capire ora che i cittadini si sono espressi qual è la sua valutazione in merito alle cose da fare.
    È giusto che l’amministrazione si adoperi per rispettare il voto popolare oppure lei accetta che, come spesso accade, la politica vada avanti facendo come se nulla fosse successo? I cittadini a mio parere vogliono più stato nei servizi essenziali: acqua pubblica, salute, scuola …… ;probabilmente chiedono solo il rispetto pieno della nostra Costituzione, tanto bella quanto inapplicata ed elusa.

    • Giovanni Zanardi

      Hanno votato 86 mila persone (28,71%) e ha vinto l’opzione A (59%), l’opzione contraria al finanziamento alle scuole dell’infanzia paritarie private. Arroccarsi nel silenzio sarebbe sbagliato, come sarebbe sbagliato nascondersi dietro l’affluenza bassa. La campagna elettorale è stata forte su entrambi i fronti e chi non vota lascia la parola a chi invece esercita il proprio diritto. Questo era un referendum consultivo, è ‘occasione giusta per dare riscontro alla partecipazione che tanto si dice di auspicare: il sindaco deve convocare entrambi i comitati e avviare un percorso partecipato per cercare soluzioni che rispettino le intenzioni degli elettori, nella consapevolezza che non è semplicemente togliendo il milione di euro alle private e dandolo alle pubbliche che si risolve il problema. Riconoscere insieme ciò che funziona, pianificare insieme gli investimenti sulle scuole, rivedere e valutare la distribuzione delle risorse con l’unico obiettivo di migliorare la qualità e l’accessibilità dell’istruzione per tutti.

  5. Stefano Pelloni

    La percentuale dei votanti è così esigua che non fa testo. Se fosse stato un referendum nazionale non avrebbe raggiunto il quorum e sarebbe nullo.

    • Obiettivamente la sua considerazione è valida. Di fatto siamo oramai ad un livello di sfiducia e menefreghismo tale, con successiva fase di lagnanza ingiustificata a posteriori che, indetto un referendum per 20.000 aventi diritto e votanti 5 si deve accettare il risultato di quei 5.

      Ad ogni buon conto la considerazione del sig. Giacon è sacrosanta.

  6. Non sarebbe meglio rendere obbligatoria la scuola materna?
    I bambini di 3 anni oggi sono molto più svegli di come lo eravamo noi e hanno bisogno di molti più stimoli in più solo in pochi hanno la fortuna di avere dei parenti a cui lasciarli e sopratutto l’ età della prima gravidanza avanza di conseguenza i nonni sono sempre più affaticati nel star dietro ai loro nipoti.

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