Il caso dell’APEA di Budrio arriva in Senato

29 maggio, 2013

Non solo a Budrio, ma anche a Roma si parla dell’APEA di Cento. Nelle scorse settimane, dopo le voci di diniego della Pizzoli a spostarsi nella zona produttiva, la questione si è incentrata tutta sul rimanente progetto di realizzazione di un centro commerciale di 25mila metriquadri. E negli scorsi giorni la senatrice grillina Elisa Bulgarelli ha presentato a Palazzo Madama una interrogazione a risposta scritta al Ministro Massimo Bray per capire se le “pressanti richieste” nei confronti della soprintendenza, ammesse dal Sindaco Giulio Pierini e da alcuni amministratori locali con lo scopo di sbloccare l’area, fossero ritenute accettabili e giustificabili.

BULGARELLI (M5S): “SIAMO BASITI SUL CANDORE CON CUI SI PARLA DI PRESSANTI RICHIESTE VERSO LA SOPRINTENDENZA”
“Siamo rimasti davvero basiti quando, con impunito candore, un comunicato della Provincia di Bologna recitava: Ha sortito i suoi effetti la pressante richiesta del sindaco di Budrio Giulio Pierini, del vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi e dell’assessore regionale alla programmazione Territoriale Alfredo Peri verso la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, affinché fosse superato il vincolo di tutela per interesse culturale del complesso ex centro trasmittenti ad onde medie di Budrio“. Parole della senatrice del Movimento 5 Stelle Elisa Bulgarelli, presentate in una interrogazione al Ministero dei Beni Culturali e del Turismo.

“Ora – ha continuato – abbiamo presentato una nuova interrogazione perché le Sovrintendenze sono presidi territoriali del Ministero, per cui vorremmo sapere dal Ministro Massimo Bray se ritiene le ‘pressanti richieste’ delle tre istituzioni accettabili e giustificabili. Fra l’altro il progetto, che prevedeva un polo commerciale e produttivo, è saltato per l’addio di Pizzoli. Ora quindi di produttivo non resta nulla, e la cementificazione non può andare avanti come se niente fosse”.
L’interrogazione è stata firmata anche da Adele Gambaro, Michela Montevecchi, Maria Mussini e Fabrizio Bocchino, della Commissione Cultura.

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3 Commenti


  1. Bene…bene… adesso conosceranno anche nel Senato della Repubblica quale amore e quale dedizione offrano i solerti amministratori comunali e provinciali quando si tratta di tutelare il nostro patrimonio storico ed ambientale.
    D’altronde, come dire, la saga delle grandi opere cementificatorie nel territorio delle terre di pianura “de noantri” (leggi: di lorsignori) non poteva che avere risonanza a livello nazionale, per essere di esempio e monito per i posteri. Basta con ‘sti ambientalisti che vogliono tutelare anche i sassi! Cribbio!

  2. Gabriele Carlotti

    Sarebbe bastato un banalissimo annuncio, tipo: “La direzione regionale dei beni culturali ha stabilito che la palazzina Marconi può essere abbattuta, manifestando così la bontà del progetto Apea e smentendo le preoccupazioni delle opposizioni.”

    Ma un comunicato così sarebbe stato troppo imparziale. La bramosia di far vedere che è merito loro, la cupidigia di dire al mondo che sono loro i più forti li ha accecati, ed hanno scritto un testo non rendendosi conto che dichiarano che qualche Ente pubblico (comune, provincia e regione) ha pressato un altro ente pubblico (la direzione regionale dei beni culturali)non per avere un parere disinteressato, bensì un parere che permettesse di abbattere l’edificio. Solo per dimostrare che hanno vinto loro, e che se loro “pressano” ottengono risultati.
    Bene, Bravi, Bis.

  3. Continuate così, bravi!

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