“Contro un sistema che devasta il suolo, non staremo a guardare”. Nuova riunione del comitato Mezzolara per l’Ambiente, svoltosi mercoledì 25 gennaio 2012, nella Sala di Lettura di Mezzolara. Oggetto della discussione gli impianti a biomassa di prossima realizzazione nella valle di Benni, e le attività di concertazione che da mesi il comitato mette in atto per cercare di far valere le proprie ragioni.
PREMESSA
E’ il 5 settembre 2011, la data in cui in sindaco Carlo Castelli comunica la proposta ricevuta di costruire 4 impianti da 1mw ciascuno. Da allora il comitato “Mezzolara per l’Ambiente”, che ha trovato l’adesione di 273 cittadini, si batte per cercare di ridurre la grandezza e l’impatto territoriale delle centrali.
In particolare il comitato lamenta la grandezza eccessiva degli impianti, che porterà complessivamente alla copertura di quasi il 18% del territorio agricolo budriese, in un comune vocato all’attività contadina e in una zona, quella delle valli di Benni, di interesse naturalistico nazionale. Ma non solo. Tra i punti contestati anche la vicinanza delle strutture alle case, l’inquinamento generato dagli impianti e il traffico pesante che – secondo il documento stilato dal comitato – porterà al passaggio di migliaia di mezzi l’anno.
ROI: “QUESTI IMPIANTI DEVASTERANNO IL TERRITORIO. MA ALCUNI RISULTATI GIA’ RAGGIUNTI”
Durante la riunione di mercoledì, sono intervenuti Patrizia Soverini, presidente del comitato, e Enzo Roi, per relazionare in merito agli sviluppi della vicenda. Soverini ha sottolineato come in queste ultime settimane il comitato abbia cercato il dialogo con gli amministratori e la politica senza ottenere risposte soddisfacenti. Ora – dice – chiediamo al consiglio comunale di Budrio che si esprima chiaramente sul ridimensionamento dell’impianto”. Enzo Roi, ha sottolineato come “l’impatto di questi impianti sul territorio sarà devastante” ma anche che “un importante passo in avanti è stato fatto in conferenza dei servizi, dove si è ottenuta la sospensione nella prima seduta. E questo grazie solo all’impegno del comitato”. Entrambi hanno tenuto a precisare che il comitato non è contrario alla costruzione di impianti del genere se rispettano la sostenibilità ambientale, e che il progetto attuale è un vero e propria trauma per il territorio agricolo.
LA PLATEA CONTRO IL SINDACO “DOVEVA PUNTARE I PIEDI, E NON L’HA FATTO”
Durante l’assemblea in molti hanno preso la parola, per esprimere la propria preoccupazione sul futuro del territorio agricolo e sottolineare l’insoddisfazione nei confronti dell’operato del Sindaco Carlo Castelli, reo – secondo i partecipanti – di non difendere la salute dei suoi cittadini e quella del territorio. “Doveva puntare i piedi, e non l’ha fatto” – dice un partecipante. E un altro: “Non si riesce a dialogare con un sindaco così, se ci provi ti risponde male”. E ancora: “la legge attribuisce al sindaco la responsabilità sulla salute dei cittadini, dovrebbe tenere conto di questa cosa”.
E’ poi la stessa presidente del comitato a dire “Non è vero che Castelli non ha nessun potere di intervento, come va dicendo da mesi”.
Nella riunione, i responsabili hanno anche fatto presente un documento, con cui rispondono alla lettera che il sindaco ha inviato, prima di Natale, ai mezzolaresi.
DOMENICA IL COMITATO SI RITROVA A MEZZOLARA
Domenica 29 gennaio 2012, il comitato si ritroverà per informare i cittadini sugli sviluppi della vicenda. L’appuntamento è per le ore 10:00, in via Schiassi, di fianco al Forno Gadignani.
Non vedo la differenza tra il comportamento di questo sindaco e Berlusconi. Alla fine il PD in emilia romagna si comporta come il pdl a livello nazionale. Puntano solo a costruire, costruire, costruire e a distruggere il territorio. E poi? I servizi, l’uomo, l’ambiente???
Hai perfettamente ragione,non c’è più rispetto per l’ambiente.Sai non è il problema di costruire,ma come costruire.Oggi,anche a Budrio finalmente si può fare(che secondo me si poteva usare anche in gran parte delle abitazioni costruite nella zona creti)la costruzione di case in Legno,che sono coimbientate e antisismiche,questo è il futuro e non costruzioni in cemento.E poi bisogna incentivare l’energia alternativa il fotofoltaico,oppure la geotermia,dove è possibile farla.Ma anche attuare nelle abitazioni vecchie misure per il risparmio energetico(Cappotto termico,caldaie a condensazione,pannelli per l’acqua calda).Quarda il PD e PDL sono uguali non cambia e te lo dice uno che ci credeva nel PDL.
Sia gli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici che per il fotovoltaico sono nati sotto il governo Prodi,sostenuto dal PD. Il PDL ha fatto ben peggio,basta pensare solamente al condono edilizio.Comunque,a livello locale,su una cosa PD e PDL sono d’accordo:il Passante Nord.Non so se in questo sito ci sarà l’occasione di trattare l’argomento, quando,come e se si farà mai.Personalmente la trovo un’opera devastante per il nostro territorio.
Salve leggevo la sua opinione e mi trovo perfettamente daccordo con quello che ha detto. Sto per costruire una abitazione a Dugliolo in bioedilizia, struttura portante in legno e cappotto in fibra di legno, cioè naturale al 100% se escludiamo fondazioni e tinteggiature. E il comune non da nessun incentivo. Se solo andiamo a Bolzano chi contruisce in bioedilizia non paga oneri di urbanizzazione, si parla di 15000/20000 €, che avrei senza dubbio investito nell’impianto fotovoltaico rendendo la mia abitazione praticamente indipendente da qualsiasi forma di energia.
E proprio a Bolzano troviamo il territorio edilizio più ecologico d’Italia.
il passante nord non va definita “devastante”, ma “inutile”. Una cosa devastante ma necessaria va fatta, un’opera inutile mai, anche se economica o non devastante.
E il passante nord è inutile perchè non risolverebbe i problemi per cui si vorrebbe che nascesse.
Il passante Nord, come il passante Ovest a Venezia-Mestre, dopo qualche breve periodo è risultato essere un enorme sgravio di traffico per l’area ed ha reso meno imbarazzante il nostro sistema stradale nazionale.
Anche a Bologna dovremmo realizzare il passante nord. Se ne parla da almeno 20 anni, facciamolo e rendiamo meno imbarazzante il nostro importante 2snodo” stradale: Bologna divide il nord dal sud (solo dal punto di vista delle “comuncazioni” stradali/ferroviarie, naturalmente). Liberare Bologna dall’assalto continuo del traffico sarebbe un notevole passo avanti per raggiungere i livelli medi europei.
Per quanto riguarda le biomasse, “noi de Le Vele”, abbiamo le idee molto chiare: si possono realizzare SOLO utilizzando gli scarti di lavorazione agricoli e zootecnici.
Si deve ricordare che per produrre 1 kw di energia pulita si usano 4 kw di energia da petrolio: “quel” chilovatt “pulito” in realtà è 4 volte più inquinante di 1kw proveniente da idrocarburi.
Fonti attendibili,mi riferiscono che gli impianti a biomasse concepiti nel modo in cui si vogliono costruire a Mezzolara rendono economicamente solo in funzione degli aiuti derivanti dalla Comunità Europea.Una domanda: Quando gli aiuti cesseranno,(presto)e gli impianti verranno dismessi che ne faremo della cattedrale di cemento nel bel mezzo di un area a vocazione faunistica e di rispetto ambientale?
Caro Beppe questa è una bella domanda.La dovresti chiedere all’attuale amministrazione e al candidato Sindaco del PD che essendo che loro promuovono questa devastazione del territorio.
A me fà un’impressione vedere questa immagine.Mah!!
Caro Tumminelli, il passante nord è una porcata disumana: 8.000 ettari del terreno più fertile d’Europa verranno persi per sempre.
C’è un alternativa valida che è quella proposta dal “comitato per l’alternativa”:
agendo sulle scarpate esterne dell’attuale tangenziale, il loro progetto porterebbe:
1 corsia in più per la tangenziale (cioè 3 corsie + quella d’emergenza)
1 corsia in più per l’autostrada (cioè 3 corsie + quella d’emergenza)
+ una linea interrata dove far passare treno e/o metro.
Tale opera sarebbe pronta in 3 anni circa, mentre per il passante ce ne potrebbero volere anche 10 (e per allora, con il petrolio quasi al termine non sarebbe più utile).
1.850 milioni di euro sarebbe il costo del passante (quasi 2 miliardi di euro), molto meno costerebbe mettere in opera il progetto del Comitato.
8.000 ettari di suolo fertile verrebbero sacrificati con il Passante Nord, zero con l’altro progetto.
A chi obietta che in questo modo non si risolverebbe il problema dell’inquinamento e del traffico di Bologna rispondo che portando fuori il 20% del traffico (ciò che si otterrebbe con il Passante Nord) non si darebbe chissà quale respiro a Bologna perché sarebbe comunque la tangenziale la fonte principale di trafico e inquinamento: 190.000 veicoli transitanti al giorno diventerebbero 150.000 quindi non una gran diminuzione. E poi Bologna città conta 1.000.000 di spostamenti di veicoli al giorno. Quindi!
Basterebbe il completamento di alcune opere più piccole ma fondamentali per aiutare a decongestionare il traffico della tangenziale:
ponte sul Reno a Trebbo,
completamento trasversale di pianura,
accesso-uscita diretta per Centergross e Interporto direttamente dall’autostrada.
Le Vele sponsorizzeranno la soluzione alternativa o rimarranno sull’idea del passante Nord? In quest’ultimo caso sareste capaci di indicarci dove produrremo cibo al posto degli 8.000 ettari o dovremo rassegnarci a mangiare cipolla argentina?
Nel pomeriggio del 17 dicembre 2011 si è riunita la seconda commissione consiliare (Assetto del territorio) con all’ordine del giorno l’incontro con i proponenti l’impianto a biomasse di Mezzolara e il Comitato “Mezzolara per l’Ambiente”.
Sono intervenuti nel dibattito alcuni amministratori tra chi il sottoscritto.
Riporto di seguito il contenuto del mio intervento.
— Ass. Alessandro Ricci (17 dicembre 2011): ringrazio tutti i presenti. E’ stato interessante sentire gli interventi esposti dal Geom. Santi, dal Gruppo Athesia e dal Comitato “Mezzolara per l’Ambiente”.
Faccio una breve postilla su quanto detto dal Collega che mi ha preceduto: ieri sera ero presente con alcuni componenti del Consiglio Comunale ad un interessante convegno organizzato dal Comitato Mezzolara per l’Ambiente, erano presenti docenti universitari e altre persone che ci hanno illustrato alcuni aspetti preoccupanti sulla questione, in generale, dell’inquinamento che c’è in Pianura Padana, ed in particolare sugli effetti prodotti da determinati impianti di produzione di energia e, ovviamente, con accenni anche agli impianti a biomasse.
Volevo riportare le parole di una persona presente all’incontro, che ha concluso il suo intervento dicendo: “durante la guerra nel 1943 quando d’inverno ci si scaldava nella stalla perché era difficile trovare l’energia per riscaldarsi e l’energia per vedere, ed era altrettanto difficile trovare cose da mangiare. Avevo qualche cipolla: “ho mangiato un buonissimo brodo di cipolla”. (da noi parlare di brodo di cipolla significa non avere altro da mangiare). “Per fortuna che quelle cipolle lì sono servite per il brodo perché se dovevano servire per fare dell’energia a quest’ora, dal ’43 in poi, non avrei più potuto mangiare niente”.
Per dire che ci sono tanti aspetti che vanno considerati.
Il problema della produzione di energia lo dobbiamo sentire tutti. Sia per quanto riguarda le energie alternative, così come per quanto riguarda l’approvvigionamento di energia da altri paesi. Attualmente prendiamo energia dalla Francia che ha centrali nucleari, dalla Slovenia e dalla Svizzera che hanno centrali nucleari. Abbiamo fatto scelte diverse su questo aspetto, condivisibili o meno. Io ho una idea mia, ma rispetto quello che è stato l’esito di un referendum e di conseguenza mi adopererò perché ci siano energie rinnovabili nel nostro territorio.
Questo però non toglie che ci troviamo, soprattutto in Emilia Romagna, in un momento complesso.
Io credo, caro Sindaco, che il problema sia un po’ “sfuggito di mano” ai politici della nostra Regione.
Credo che sia interessante la proposta di una moratoria, di ripensare un attimo a quello che può succedere in una Regione come la nostra dove la gran parte del territorio viene esclusa dalla realizzazione di questi impianti. Ma se una parte di questo territorio di notevole estensione viene tutelata, quella del Parmigiano Reggiano, quella della collina piacentina, ecc. ho paura che la concentrazione nel territorio rimanente di 1900 centrali di varia tipologia, possa portare a qualche cosa di non voluto.
Chiedo al Presidente, visto che questa è una delle prime occasioni di parlare di politica su questo tema, che si trasmettano i verbali al Consiglio Comunale per darne validità e permettere una discussione più ampia di quello che sarà la discussione in questa Commissione.
Ci sono state delle perplessità sugli investitori. Io ringrazio l’On. Ebner per avere voluto dimostraci la solidità dell’azienda di cui ci ha portato i dati. Un’azienda che diversifica il suo campo di interesse proprio perché tende al mantenimento di un bilancio in costante crescita e consolidato; il che denota una attenzione particolare, una azienda sana che ci può sicuramente dare conforto da questo punto di vista.
Dico però che sulle altre cose che sono state dette, ci sono organi dello Stato che potranno tranquillamente valutare “ situazioni non condivisibili”.
Vengo al progetto. Il Sig. Santi lo ha illustrato. Io le dirò le stesse che le ho detto quando lei chiese con me un incontro, nel mio ufficio qui in Comune, per quanto riguarda l’impianto di Mezzolara.
Io condivido e apprezzo il fatto che gli investitori abbiano la volontà di investire su un territorio, noi siamo gente ospitale e non abbiamo preclusioni di nessuno genere per nessuno, io non ho preconcetti per alcun tipo di impianto.
Il problema è che quando si va a valutare un progetto come quello che è stato presentato ed in particolare in una zona come quella che è stata scelta, allora vengono fuori i distinguo, i dubbi.
Abito nella frazione di Mezzolara e conosco bene la zona di cui si parla, e credo che una zona più sbagliata di quella non ci sia perché siamo di fronte ad un biotopo particolare che subirà importanti ripercussioni da un intervento di quel genere.
Non sono in grado di dire quanto incideranno le emissioni in atmosfera o lo spandimento del digestato, ma sono sicuro che il posto non è idoneo; non è idoneo agli occhi di mia zia che lavora la terra e che se gli dico che lì si fa questo tipo di impianto mi prende per matto.
Non ritengo il posto idoneo, però ci troviamo di fronte ad un sistema normativo che dà delle opportunità agli investitori e che dà degli obblighi agli amministratori. Ma che da anche l’onere della discussione politica a chi ha assunto un impegno come il nostro.
Io ho fatto una proposta al Sig. Santi: Perchè, visto che ne avete l’opportunità e pur rimanendo ferme tutte le verifiche degli enti competenti affinché non succeda un disastro, non fate lavorate il terreno che avete a disposizione in loco?
Mi rivolgo al rappresentante della Fondazione Benni: non entro nel merito di quanti soggetti fanno parte delle aziende agricole, perché alla fine queste aziende agricole sono società a responsabilità limitata, possono entrare nuovi soci, potete vendere quote del vostro capitale, potete prendere in affitto terreni ad Ozzano per l’impianto di Mezzolara, e allora, non prendiamoci in giro.
Circoscriviamo la realizzazione di un impianto di questo tipo all’interno di un’area ben definita, nella quale la movimentazione dei mezzi, lo spandimento del digestato, la produzione della materia prima da mettere nei digestori (ancorché non sia favorevole al 100% di coltivazioni totalmente dedicate perché lo spirito della norma comunitaria su questo tipo di impianti è totalmente diversa, ma sappiamo che nelle pieghe della legge si possono reperire situazioni particolari), possa rimanere all’interno di quel territorio. Quanto si può fare in quel territorio, 1 MW ? Fate 1 MW.
Se la Fondazione Benni ha dei terreni a Vedrana faccia 1 impianto da mezzo MW. I 28 centesimi per Watt che vengono erogati dal gestore dell’energia non cambiano, ma noi in questo modo abbiamo la certezza che tutto si svolga all’interno di quel territorio, non che dobbiamo correre dietro a qualche camion che sbaglia strada e passa per Mezzolara. Oltretutto abbiamo un sistema di strade particolari, ma credo che pur riconoscendo la buona volontà di dire che ci adopereremo affinché il sistema dei trasporti non incida sulla circolazione nel paese e nelle frazioni che ci sono intorno, non mi basta perché sono convinto che una cosa dimensionata secondo la disponibilità del terreno in loco è una buona soluzione. Anche se sono convinto che nella zona prescelta tutto si può fare tranne l’impianto di quella portata.
Mi piacerebbe inoltre sapere cosa succederà dopo i 15 anni, e non parlo della fideiussione, Dopo 15 anni saltano alcuni parametri e quel tipo di investimento non è più redditizio.
Si è parlato anche dell’utilizzo del calore con un impianto di teleriscaldamento, ma è un investimento di tipo industriale che su una durata di solo 15 anni non ha ragione di essere; bisognerebbe avere una prospettiva più lunga o dire chiaramente che è un passaggio difficile da realizzare.
Un saluto atutti i lettori.
Alessandro Ricci
Vicesindaco di Budrio
Benvenuto Alessandro tra le persone ragionevoli. Ne aspetto ancora.