Dopo 14 anni di attività insieme all’associazione Diapason Progetti Musicali, la banda giovanile di Budrio sceglie l’autonomia e fonda il Corpo bandistico Banda Giovanile Città di Budrio. I motivi dell’addio spiegati dal direttore Claudio Castellari, e il racconto del gemellaggio che lo scorso weekend ha portato nel nostro paese la Sociedade Filamònica Maceirense di Lisbona.
Claudio, dopo tanti anni di lavoro all’interno di Diapason ve ne andate. Perché?
Il problema principale è l’organizzazione burocratica interna. Diapason è come una piramide visto che coordina molte attività, e noi dopo tanti anni avevamo bisogno di una organizzazione più snella e funzionale. Chiarisco: noi ci troviamo la sera a provare, abbiamo necessità di prendere decisioni in maniera repentina, senza dover tutte le volte passare per il consiglio direttivo del Diapason. Da qui è nata l’idea di cercare più autonomia costituendoci come Corpo bandistico Banda giovanile Città di Budrio. Siamo forti di una maturità conquistata in tutti questi anni, in cui il nucleo di persone che ha fondato il gruppo è rimasto coeso. Manteniamo comunque la volontà di collaborare insieme a Diapason, sarebbe stupido il contrario.
Continuerete a utilizzare la sede del Diapason?
C’è stato un incontro preliminare che ha prodotto un verbale firmato da tutte le associazioni interessate, in cui il Comune si è preso l’impegno di riorganizzare gli spazi del Diapason. Ora aspettiamo che venga ufficializzato in una convenzione vera e propria. Noi chiediamo solo di continuare a fare attività all’interno di quella struttura comunale, ma credo che ci sarà permesso. In sospeso rimane invece il discorso dei corsi della banda…
Che futuro avranno questi?
Attualmente sono ancora in gestione al Diapason. Noi chiediamo che ci venga garantito di poterli gestire in autonomia, proprio come funziona per i bandisti portoghesi che il weekend scorso abbiamo ospitato a Budrio, organizzando per la prima volta noi la kermesse. Ed è andata molto bene…
Un bel successo di pubblico per il concerto con i bandisti portoghesi di lunedì..
Sì, sono rimasto stupito. Con il passaparola siamo riusciti a riempire Piazza Antonio da Budrio. Ma lo spettacolo non è stato l’unico momento di incontro musicale fra le due bande: domenica sera ci siamo esibiti a Bagnarola di Budrio, oltre alle visite guidate effettuate a Bologna e sulla riviera romagnola. Credo che questi eventi di scambio culturale rappresentino un modo per permettere ai nostri giovani di crescere, confrontandosi con musicisti di altri paesi ed entrare in contatto con realtà sociali diverse. Ospitare 56 persone non è stato facile, per questo ci tengo a ringraziare la foresteria messa a disposizione dalle Istituzioni, la parrocchia diSan Lorenzo e Cà ed Metusco per cene e colazioni, oltre a tutte le nostre signore: mamme, zie, nonne e parenti che si sono attrezzati per dare alloggio ai ragazzi. E’ stata una prova di coraggio non indifferente.
Una curiosità. Come si rapportavano i ragazzi budriesi a quelli portoghesi?
E’ stato interessante vederli scambiare partiture, darsi consigli a vicenda, ma anche uscire insieme a bere qualcosa. Ho consigliato loro di stare attenti a quel che consumavano nei locali serali… sai in portogallo il costo di un bicchiere è molto inferiore a quello italiano…
Ma che lingua parlavano? Come si davano consigli?
Vedi, chi suona per passione o per professione ha bisogno di conoscere solo il linguaggio della musica. L’italiano è diverso dal portoghese, come il francese dall’inglese, ma la musica… beh quella è universale, uguale per tutti. Il nome delle note musicali è diverso in ogni paese, ma il suono di un DO alla chitarra è sempre quello. Basta partire a suonare, e il gioco è fatto!
Perché consiglieresti a un giovane di entrare nella banda di paese?
Effettivamente sarei reticente anch’io. Molto spesso i corpi sono formati da persone in età che vogliono mantenere un loro stile gestionale, per un giovane forse superato. La vera domanda è relativa al perchè entrare nella banda di Budrio… E allora la risposta cambia subito. Abbiamo impostato un metodo di lavoro basato sul divertimento. In inglese e in francese si usa “play” e “jouer” per dire suonare ma anche giocare. E credo che il segreto sia proprio quello di dare la possibilità ai bandisti di fare musica con il cuore, prima che con la tecnica. E’ per questo che oltre a un repertorio istituzionale lavoriamo anche su pezzi più freschi come le colonne sonore e le musiche da film. E visti i molti giovani che sono entrati nella banda in questi anni credo che la scelta abbia pagato.
Un sentito GRAZIE ad Andrea per esser riuscito a sintetizzare l’ora e mezzo di chiacchiere fatte insieme mantenendo l’essenza e la sostanza di ciò che intendevo esprimere.